Addetto alla posta per un importante quotidiano della Grande Mela, Lemuel Gulliver (Jack Black) è sovrappeso, timido, infantile e ha una cotta inconfessata per la bella Darcy (Amanda Peet), caporedattore della sezione viaggi. Con l'inganno e molto impaccio, si dichiara improbabile scrittore di avventure in giro per il mondo, fino a guadagnarsi un reportage sul triangolo delle Bermuda: complice la tempesta, Gulliver finirà sull'isola di Lilliput, abitata dai nanerottoli che ben conosciamo, tra cui l'avvenente Emily Blunt, promessa fidanzata al cattivo di turno e - pure lei - col cuoricino che batte per un perdente.
In sintesi, ecco trama e ordito dell'ennesima trasposizione del romanzo di Jonathan Swift, I fantastici viaggi di Gulliver, che arriva nei nostri cinema - anche in 3D - dopo il deludente risultato al box office Usa (41 milioni di dollari a fronte dei 112 di budget) e la candidatura forte di Black ai Razzies.
Sintomi credibili, una volta tanto, che più di qualcosa non è riuscito: abbandonato già nelle supposte intenzioni qualsiasi intento di satira sociale, il film non funziona nemmeno quale divertimento senza pretese, avviluppato com'è in una storia senza palpiti, una recitazione ai minimi termini, con l'intero cast palesemente in formato bancomat, e la comicità per chimera.
Non bastasse, pure il 3D è in libera uscita, tanto che non farete fatica a levare gli occhi dallo schermo in direzione orologio. Insomma, povero Swift e povero Black, che nonostante la carta d'identità va in bianco, portandosi appresso l'intero film, dove di veramente lillipuziano sono solo le risate.