Chiariamo subito: Jessica Biel non è mica diventata attrice dopo I bambini di Cold Rock! Chi lo ha scritto - forse un giornalista compiacente, un addetto marketing o entrambi - ha agito con sospetta incompetenza e discutibile eleganza: cos'era prima un manico di scopa? La questione serve semmai a spostare l'attenzione dal film, questo sì incapace di compiersi fino in fondo. Per la Biel vale ancora l'equazione “due occhi e un'espressione”, che tanto l'incognita è il cinema.
Jessica ha la solita faccia da Didone sconsolata, almeno qui giustificata: non tanto per l'infelice sorte dell'eroina - chiusa nella depressa provincia americana, si vede soffiare il figlio da una creatura incappucciata - ma perché coinvolta in una storia che, dopo un inizio promettente, non sa bene dove andare (abbiamo finito le rime).
E dire che Pascal Laugier un'idea ce l'aveva, tanto da volare a Hollywood alla prima chiamata. Conquistato mezzo mondo con Martyrs, il filmaker transalpino rischia ora di deluderlo per intero. Troppe mutazioni in una: lui da indie a mainstream; il resto da orco a fata, da horror a dramma, da sorpresa a bluff.Non aspettatevi risposte. Il mistero è gonfio come un palloncino: tutta aria. Soppesate invece solo l'ultima domanda: "è giusto?".