Può un supereroe televisivo sfondare nel cinema? Hollywoodland dice di no. Può Allen Coulter, regista televisivo famoso per Sex & the City e I Soprano fare bene all'esordio al cinema? Hollywoodland dice di sì. Bel noir, ambientato nel quartiere della speculazione edilizia e cinematografica per eccellenza come La Dalia Nera, rispetto all'ultimo De Palma è un film meno preoccupato e più libero da compromessi, grazie anche a un cast riuscito. Un Adrien Brody sempre impeccabile è Louis Simo, investigatore scapigliato e (in)dolente, Humphrey Bogart riscritto dai più veraci Hammett e Chandler. La bella e sofferente Diane Lane (altro che Johansson e Swank) è Toni, moglie adultera del produttore MGM Eddie Mannix (Bob Hoskins, perfetto). Ben Affleck è il primo Superman televisivo, George Reeves, amante di quest'ultima e gallina dalle uova d'oro, da vivo e da morto, un po' per tutti. La trama: George- Superman muore suicida il 16 giugno del 1959. Mammà non ci crede e ingaggia un detective privato, che scopre tutto per non arrivare a niente. Un viaggio negli inferi di Hollywood, tentazione di molti, da Atom Egoyan a Paul Thomas Anderson - solo per citare gli insospettabili -, raccontato con la giusta cattiveria e un'abile mano nello scrivere, per immagini e con parole, la storia della "città della finzione, in cui ognuno ha la sua verità". Si è rumoreggiato fastidiosamente sulla Coppa Volpi ad Affleck: la sua interpretazione di un attore incapace che vuole il successo, frustrato e depresso perché senza tutina adamitica perde la forza, ha una grande dignità. I maligni dicono che interpreti se stesso. Se fosse, bravo Coulter a sceglierlo, bravo Ben a mettersi in gioco. Qui si fa del superbo noir nella Los Angeles in cui "viverci rende famosi e morirci rende leggende", lo si fa con la sadomasochistica perversione di uccidere l'invincibile (lei sì) Mecca del Cinema sapendo che resusciterà. Una storia che conosciamo bene ma che qui rileggiamo con piacere perchè scritta, interpretata e girata con passione e talento.