Guardiani della Galassia Vol. 2, e come altrimenti? A fronte di un budget di 170 milioni di dollari, Guardians of the Galaxy nel 2014 incassò 773 milioni in tutto il mondo, mandando al primo posto dell’americana Billboard la colonna sonora, mai successo prima per una composta interamente da brani non inediti, venduta in un milione di copie.

Poi, il successo artistico, l’eredità del primo Guerre stellari forse rinvenuta e mantenuta più che nella progenie ufficiale, e un immaginario collettivo permeato, almeno, dal procione Rocket (Bradley Cooper la voce originale) e Baby Groot (ugola di Vin Diesel).

Insomma, il sequel era cosa già fatta, ed eccolo tre anni dopo, ancora con James Gunn alla regia – firmerà pure il terzo capitolo, nell’inteso avvicinamento dei Guardians agli Avengers in seno all’universo cinematico della Marvel – e altre conoscenze, ovvero Chris Pratt nel ruolo di Peter Quill/Star-Lord, Zoe Saldana nei panni di Gamora, Dave Bautista nella parte di Drax, Michael Rooker nel ruolo di Yondu, Karen Gillan in quello di Nebula e Sean Gunn di Kraglin.

E, come poteva mancare, un’altra compilation, The Awesome Mix Vol. 2, che incamera George Harrison (My Sweet Lord), Fleetwood Mac (The Chain), David Bowie e una assai didascalica e dunque risparmiabilissima Father and Son di Cat Stevens.

Già, la paternità, doppia: biologica e affettiva, è al centro di Guardiani della Galassia Vol. 2, e Peter scoprirà finalmente di avere un padre, incarnato nostalgicamente da Kurt Russell, che si chiama Ego ed è nomen omen. Sempre sul filo della nostalgia tardi ‘70s e primi ‘80s, ecco Sylvester Stallone nel ruolo di Stakar, con le audiocassette di Quill per come eravamo e suonavamo.

A fuoco, tra la caccia dei Sovereign, lo scontro di Rocket e Groot con i Ravagers di Yondu e la paterna ricerca di Star-Lord, è ancora una volta l’ironia citazionista ed ‘eccitazionista’, affidata alle schermaglie, sortite e rimbrotti di Rocket e Drax, la tenzone sensuale tra Peter e Gamora, la tenerezza mononota di Groot, ovvero un generico hipsterismo contaminato di reminiscenze nerd, modernariato sci-fi, sprezzature galattiche e affondi stellari.

Si sorride, sì, anche se il primo era una sorpresa e questo Guardiani della Galassia Vol. 2 una recita a soggetto, eppure la bocca è un po’ amara: troppe sottotrame, troppe diversioni e involuzioni di racconto e una cieca quanto ottusa fiducia che lo spettatore, ogni spettatore, abbia visto il primo Guardiani e sappia chi stia parlando e di che. Molto stolido e un bel po’ presuntuoso.

Ma le note più negative di Guardiani della Galassia Vol. 2 sono altrove, sul versante più propriamente action-fantascientifico: il 3D è di ottima fattura e sfavillante resa, ma gli scontri, i mostri e le battaglie effettati e superfetati non brillano né per serietà drammaturgica né per aderenza narrativa, risolvendosi in una sorta di corpo estraneo smargiasso, baracconata e bambinata insieme.

L’opera seconda, si sa, è sempre la più difficile, ma qui l’ipertrofia è controproducente, nella montagna si intuisce il topolino. Uno squittio li seppellirà, questi Guardiani?