Terzo tassello della trilogia sulle divisioni sociali firmata dal danese Per Fly - indimenticabile il precedente L'eredità arrivato in Italia nel 2004 - Gli innocenti è un intenso e doloroso apologo sulle conseguenze non solo sociologiche o politiche, ma soprattutto individuali, che ogni gesto estremo può scatenare. Cinquantenne professore universitario, marito annoiato e padre di un figlio, Carsten (Jesper Christensen) porta avanti una relazione clandestina con Pil (Pernilla August), giovane ex allieva ora fervente attivista politica. Quando durante un'azione rimarrà ucciso un agente di polizia, la ragazza ed altri suoi due compagni verranno arrestati. Carsten, anche a costo di sacrificare il proprio lavoro e il proprio matrimonio, cercherà in tutti i modi di evitarle la condanna. Ma non basterà per evitare la tragica reazione a catena, intima ed emotiva, che quella morte avrà messo in moto.
A tratti "strumentale" per giustificare qualche passaggio altrimenti poco digeribile, Gli innocenti è comunque eccezionale nel saper mostrare il lato più vulnerabile di ogni essere umano, sia quello della paura verso la solitudine - capace di spingere Carsten oltre il buon senso per proteggere quello che altro non si rivelerà se non un amore fatuo - o l'impossibilità di proseguire a dare un senso alla propria vita di fronte alla perdita e all'insabbiamento della verità (vedi la moglie dell'agente ucciso). Evitando poi qualsiasi inutile presa di posizione (anche se il "messaggio" potrebbe essere comunque rinvenibile nella sequenza in cui il professore rivolge ai media il suo pensiero sull'attuale capitalismo fagocitante di certo Occidente) Per Fly dimostra, laddove ce ne fosse ancora bisogno, che la progressiva e ormai consolidata crescita di certo cinema danese si è definitivamente affrancata dalla pesante ombra di Lars von Trier (anche se il film è ancora una volta prodotto dalla sua Zentropa). E dalle tante, capziose provocazioni che contraddistinguono, ancora oggi, il suo essere "regista".