I bambini in sala ridevano tutti. Le bambine erano estasiate dalla sensuale Diana (doppiata da Belén Rodriguez) una fatina sexy cui mancano solo le alucce rosa. Infatti, il creatore di Gladiatori di Roma 3D è Iginio Straffi, papà delle Winx, che qui tenta, con la sua Rainbow, l'impresa titanica di lanciare nel mondo l'animazione made in Italy, ingaggiando anche uno sceneggiatore d'oltreoceano Michael J. Wilson (L'Era Glaciale, Shark Tale). La trama ha un canovaccio classico disneyano. A Timo (Luca Argentero), orfano allevato dal Generale Chirone nell'Accademia di Gladiatori più famosa di Roma, la vita da eroe non interessa, preferisce spassarsela con gli amici e correre dietro alla bella Lucilla (Laura Chiatti), figlia del Generale e promessa del cattivissimo Cassius, nipote dell'Imperatore. Ma per conquistare il suo amore, Timo è pronto a tutto e, con l'aiuto di un personal trainer, la “divina” Diana, riuscirà a diventare un vero gladiatore.
La ricostruzione storica della Roma imperiale è ben riuscita, anche se l'animazione è da videogioco. Il confronto con i colossi Pixar e Dreamworks è inevitabile e non regge. I Gladiatori scopiazzano troppo: il protagonista ha la zazzera bionda di Azzurro (Shrek), Circe ha gli inconfondibili lineamenti della maga Yubaba di La città incantata (Hayao Miyazaki) e i baby gladiatori ricordano i mocciosi Pixar. Le citazioni si sprecano: dai supereroi Marvel, a Il Gladiatore e altri cult movie americani. La colonna sonora accenna le hit pop italiane e straniere. Tutto per provare a conquistare anche il pubblico adulto, ma la strada per arrivare a Far Far Away, anche se lastricata di buone intenzioni, è ancora lunga.