Licenziato dai due soci dell'azienda che lui stesso ha fondato, perché rifiutatosi di avallare il riassetto previsto per risanarla, Michele aspetta due mesi prima di confessare alla moglie, Elsa, la disastrosa novità. Come biasimarlo, del resto? La loro agiatezza aveva consentito alla donna di abbandonare il lavoro e dedicarsi alla sua passione, lo studio della storia dell'arte, senza contare i soldi investiti per l'inizio attività della figlia, ora proprietaria di un grazioso bistrot.  Messa al corrente della situazione, Elsa decide di abbandonare progressivamente il suo impegno e inizia a lavorare in un call center, al quale poco più tardi aggiungerà un impiego serale da segretaria. E Michele? Sballottato da colloqui inneggianti flessibilità e ruoli non all'altezza della sua preparazione ed esperienza, proverà a reinventarsi come operaio insieme a due suoi ex dipendenti, ma l'euforia del momento si trasformerà ben presto in anemica depressione.
Dopo la leggerezza e i colori di Agata e la tempesta, Silvio Soldini abbandona quei connotati di realismo magico con cui conquistò critica e pubblico per Pane e tulipani, si confronta nuovamente con il grigiore e l'oscurità di Brucio nel vento (da qui il titolo "ambientale" del film - Giorni e nuvole - girato interamente a Genova) per raccontare il dramma di una famiglia benestante che, dall'oggi al domani, si deve reinventare per mantenere inalterati (o, quanto meno, non far precipitare totalmente) i propri standard di vita. Quello che ne viene fuori è un ritratto verosimile e al tempo stesso prevedibile, ingiustificato nella durata (116') e tutto affidato agli equilibri recitativi della coppia Albanese-Buy, per la prima volta insieme e per la prima volta diretti dal regista (anche se l'attore aveva già fatto un paio di pose in Un'anima divisa in due) che, però, non dimentica il fido Battiston, sempre o quasi utilizzato nei suoi lavori. Sviluppo radical chic ("anche se non ci guadagneremo molto, dovremo vendere la barca") e mancanza di impeto - eccezion fatta per alcune, inevitabili scene in cui i due protagonisti alzeranno la voce - per un film che in molti non tarderanno ad apprezzare. Del resto, si sa, mettere in scena l'umiltà e la forza di volontà di personaggi femminili al cinema paga sempre. E bene.