Nemmeno il destino: nel 1959 piccolo, grande successo di Mina, oggi sono le tre parole sussurrate in una querula litania da Lalli (ex cantante del gruppo indierock Lali Puna) la mamma del protagonista del nuovo film di Daniele Gaglianone, proiettato nella sezione Giornate degli autori. Una storia che, come il precedente I nostri anni, parla di memoria offesa e continuamente rievocata, di un passato infausto che grava nella mente dei protagonisti. Alessandro ha 15 anni, è un ragazzo sveglio e un po' timido, senza padre e con una madre ostaggio di un ingombrante ricordo che l'ha resa fantasma di una realtà che non riesce più a vivere. Ferdi di anni ne ha 17, vive col padre, un ex operaio ammalatosi gravemente in fabbrica, al quale non resta che attaccarsi alla bottiglia. La scuola è per loro un oggetto misterioso e sfuggente, la vita un terno al lotto che riserva ogni giorno soltanto disillusioni. Inevitabile che i ragazzi cadano in un tragico precipizio, fatto di indifferenza da parte del mondo circostante e di gesti socialmente estremi. Per Alessandro sarà però un modo per riacquisire una libertà e un piacere per la vita di cui non si era mai reso conto. E sono proprio il non avere vissuto, il non essere riusciti a superare lo scoglio delle responsabilità che la vita pone, gli spunti tematici che hanno interessato Gaglianone. Perché il suo Nemmeno il destino, pur discostandosi da alcuni elementi narrativi (il finale per esempio) del libro di Gianfranco Bettin da cui il film è deliberatamente tratto, riesce a convincere per questa impellente necessità, attraverso un percorso iniziatico dolorosissimo, di recupero di un'identità perduta. Un film denso e viscerale, in cui la forma prende il sopravvento, il linguaggio classico del cinema viene continuamente rielaborato (uso delle luci, del sonoro, insistita asincronia di voci, movimenti labiali) dal regista fino a fonderlo in un magma di immagini e sensazioni che commuovono e rapiscono, se non altro per la maestria con la quale Gaglianone si ostina a far recitare volenterosi e alla fine dignitosissimi, attori non professionisti.