Altro che gravità e raccoglimento, nel regno di Elisabetta il lutto sembra rispondere ad altri rituali. Così, in Funeral Party, le esequie private del capofamiglia si volgono in teatro dell'assurdo dove rivalse filiali, ricatti, equivoci e gesti sconsiderati possono andare in scena senza per questo intaccare la dignità dei morti. O quasi. Complice la famiglia: Daniel, figlio del compianto, vorrebbe davvero offrire al genitore una cerimonia solenne, ma come controllare il risentimento nei confronti del fratello Robert, scrittore di successo e pupillo in casa? Martha, la cugina, desidera invece approfittare della situazione per presentare il fidanzato, ma scopre che il ragazzo è "impresentabile" dopo aver ingerito accidentalmente una dose di allucinogeni. E che dire di Zio Alfie, un vecchietto bisbetico e paraplegico che si accanisce sul malcapitato Howard, un ospite con seri problemi d'ipocondria? O del nano Peter,custode di un segreto che potrebbe distruggere la reputazione del morto? Dopo le deludenti prove di The Score e La donna perfetta, l'inglese Frank Oz torna a budget ridotti ritrovando anche la vena dei suoi film migliori (In & Out e Bowfinger). Funeral Party, Premio del pubblico al recente Festival di Locarno, parte piano ma, una volta ultimato il rodaggio, ci regala momenti di acidissimo humour. Bastano alcune trovate - forse abusate - ma efficacissime, un cast d'attori sfavillante pure senza star e una sceneggiatura che si muove disinvolta tra comicità corrosiva e commedia brillante, e il De Profundis al politicamente corretto è servito. Peccato per il finale, dove tre minuti di "edificazione morale" rischiano di compromettere il divertimento precedente.