Laura è una giovane studentessa che, come tante sue coetanee, soffre di dipendenza da internet. A confermarlo le oltre 800 amicizie presenti sul suo profilo Facebook. Laura condivide quotidianamente ogni sua attività sui social media, ma un giorno la sua vita cambia tragicamente: una richiesta d’amicizia da parte di una strana ragazza sconosciuta, Marina, innescherà una catena di morti incredibili tra i suoi amici…

La trama del recente Unfriended (Levan Gabriadze, 2014) rivisitata. Questa la prima impressione che il film diretto dal tedesco Simon Verhoeven suscita durante la visione dei primi 20 minuti. Invece no. Improvviso cambio di rotta e un’evoluzione del racconto capace di inchiodare letteralmente lo spettatore alla sedia. La sceneggiatura non lascia spazio alla prevedibilità, sorprendendo dall’inizio alla fine nello scorrere di 90’ di puro terrore. Le sequenze violente e la suspense non lasciano spazio a momenti grotteschi o divagazioni utili a far scorrere il minutaggio, come ormai da troppo tempo avviene purtroppo nel panorama del brivido.

La carne sul fuoco è tanta: si parte da una mera denuncia alla dipendenza virtuale per poi sfociare in tematiche drammatiche quali la solitudine e l’emarginazione del ‘diverso’ (ricorrente soprattutto tra i ragazzi), sino a sconfinare nel mondo occulto, stregonesco e del terrore. I colpi di scena si susseguono, così come gli originali elementi, resi possibili anche grazie al ricorso a un digitale e a degli effetti visivi impeccabili, inseriti nel film. Originalità nel genere horror oggi? Difficile crederci, ma è così. I volti protagonisti, quelli femminili soprattutto (Alycia Debnam-Carey, Brint Morgan, Brooke Markham, Liesl Ahlers), risultano perfetti nei rispettivi ruoli, contribuendo a caricare la pellicola di maggior spessore.

Un mix perfetto di thriller e horror puro come non se ne vedevano da tempo, anche grazie ad un montaggio serrato che mozza il fiato. Un intreccio di indagini, mistero e tanta paura vissuti perlopiù attraverso il pdv della protagonista, incapace di detenere il controllo del suo account, ormai vero e proprio necrologio per la sua comitiva. Ovvio, i riferimenti ad altri lavori non mancano. Ma Verhoeven cita e omaggia film nel modo giusto, senza mai sconfinare nella copia fine a se stessa. Gli incubi comuni tra tutti i ragazzi della comitiva poco prima di morire, ad esempio, non possono non ricordare la celebre saga di Nightmare. Ma non solo. Verhoeven col suo film mira a ripercorrere interi decenni di film dell’orrore, ma aggiungendovi sempre l’ingrediente fondamentale: il pizzico d’originalità. Anche i riferimenti alla sfera occulta si muovono in dimensioni già esplorate, ma Friend Request – La morte ha il tuo profilo non ha bisogno di ricorrere alla magia nera per terrorizzare. Risulta sufficiente un’inquadratura del profilo Fb a far tremare lo spettatore, reso protagonista assoluto di questa vicenda tanto drammatica quanto attuale per via dell’utilizzo dei social media quali elemento mortale. Se siete amanti del buon cinema horror, questo è il film che fa al caso vostro. Un film che vi allontanerà dai vostri profili per un bel po’.