Dopo il ritorno negli Stati Uniti, la squadra di Dominic 'Dom' Toretto e Brian O'Conner ha attaccato la marmitta al chiodo: Dom cerca di riavvicinarsi a Letty, Brian sta appresso a Mia e il bambino, mentre Tej e Roman fanno i “playboy” a tempo perso. Eppure, la tranquillità non è destinata a durare: il responsabile è Deckard Shaw, ex sicario delle forze speciali inglesi, che vuole vendicare il fratello Owen, conciato per le feste da Dom e soci. L'unica speranza per la squadra è di rimettersi su strada e assicurarsi un dispositivo di tracciamento ingegnoso per conto del governo statunitense…

Fast & Furious fa 7, e lo fa quasi nel migliore dei mondi possibili: altro che crisi del settimo capitolo, il James Wan (ottimo artigiano horror, da Insidious a The Conjuring) alla regia non sbaglia un colpo, se ne frega della sceneggiatura risibile, gioca agli autoscontri e fa (far) a botte come se non ci fosse un domani, pompando adrenalina, fracasso e iperboli senza vergogna.

Non solo, la tragica dipartita di Paul Walker (Brian) non ha avuto ripercussioni, anzi: ricostruito con footage scartato dai precedenti episodi, controfigure (pure i due fratelli minori impiegati) e digitale, dà all’episodio quell’afflato “arte”-vita, quella commozione, quel bivio tra chi va e chi rimane che nel finale costituisce il surplus “umanista” dell’episodio. Insomma, promozione a pieni voti, e qualche chicca da mettere in bacheca: la pappagorgia di Vin Diesel, che va per i 50 anni e chissà quanti chili sulla bilancia; The Rock che rompe l’ingessatura flettendo il bicipite; il volo di una supercar che trafigge tre grattacieli ad Abu Dhabi; la sensazione sgommante che moriremo coatti.