Che cosa mangiano gli americani? Che cosa c'è dentro quei grassi hamburger che diventano sempre più grossi e colorati? Richard Linklater ce lo mostra con dovizia di particolari in Fast Food Nation, terzo film in concorso al festival di Cannes, accolto con tiepidi applausi e qualche fischio sommesso dalla stampa. La storia, per rimanere in tema, è indigesta. Non è un documentario né un reportage, alla base c'è il libro di Eric Schlosser, ma la trama è pura fiction, satirica e drammatica, con attori veri. Sfilano Ethan Hawke, Patricia Arquette, Bruce Willis in ottima forma, mentre Greg Kinnear, bravo come sempre, tiene le fila dell intricato garbuglio. Accade un giorno che nei quartieri alti della maggiore catena di successo di fast food americana scoprano che nei Big One (versione fantasiosa del Big Mac) ci sia qualcosa che non va... di disgustosamente puzzolente. Il capo del marketing (Kinnear) viene mandato a investigare in Colorado, in una fabbrica degli orrori, primo fornitore di carne dei Big One. Qui gli animali vengono abbattuti e trasformati in pezzi di carne surgelati. Parallelamente gruppi di messicani disperati sconfinano illegalmente negli stati uniti per lavorare negli stessi grossi, sporchi, stabilimenti. Il primo a credere nel film è stato il patron della eBay Jeffrey Skoll, di recente alla ribalta per aver finanziato il bellissimo Syriana con George Clooney, sugli intrighi di petrolio e terrorismo in Medio Oriente. Noto nell'ambiente come il "filmantropo", Skoll cambia temi, ma mantiene il piglio. E così facendo si conferma uno dei produttori più coraggiosi e indipendenti di Hollywood.