Come si può credere o almeno stare a sentire un film ambientato ai nostri giorni in cui un personaggio che vive in provincia di Frosinone, a meno di 100 km da Roma, non sa cosa sia Cinecittà e ne storpia il nome?

Alessandra Mortelliti esordisce con un film che vorrebbe essere una favola contemporanea ma che pare perduto in un remoto passato cinematografico.

Il protagonista, Rocco, è un ragazzino, sognatore di provincia, un po’ schernito dai compagni e un po’ bullizzato dal padre, che vuole partecipare alle audizioni di un talent per diventare ballerino. Un percorso che sarà anche la scoperta di sé stesso.

Mortelliti parte da una sua opera teatrale, in cui recitava il/la protagonista, e assieme alla co-sceneggiatrice Laura Pacelli compone un racconto di realizzazione e auto-determinazione, tra film sociale e pubblicità progresso che non sta in piedi in nessun senso.

A partire dal contesto e dall’ambientazione realistica, che quindi dovrebbe permettere al pubblico giovanile cui si rivolge di identificarsi e riconoscersi, che invece sembra uscita da una sorta di passato permanente in cui ogni personaggio corrisponde a un cliché retrogrado, in cui ogni aggiornamento è stantio dalla nascita, in cui manca completamente un’idea di vita e di mondo che non sembri anacronistica; per arrivare alle pieghe di un racconto che si compiace di ogni prevedibile svolta patetica possibile, in cui il tono è di costante vittimismo, di greve e pigro sensazionalismo che fa il paio con una messinscena che naviga a vista tra soap e tv adolescenziale, senza che il cinema faccia mai capolino, o quasi (il balletto finale è inverecondo).

Ma soprattutto, a cosa serve un film del genere, a chi serve un film così, in termini di rappresentazione della diversità, in cui tutto è chiuso in un determinismo socio-cultural-geografico che semplifica ogni idea e la rende di fatto inesistente? Secondo chi scrive, a nessuno.

Anzi, rischia di fare danni, di creare ghetti, di demonizzare in modo involontario: dopo un calvario del genere chi sarebbe disposto a vivere il proprio essere con fierezza?