"La vita può essere capita solo all'indietro, ma va vissuta in avanti". Viene citato almeno un paio di volte Kierkegaard nel film di Michael Almereyda, Experimenter - The Stanley Milgram Story, in cartellone alla Festa di Roma, interessante e suggestivo ritratto di uno tra i più influenti psicologi sociali del Novecento, Stanley Milgram appunto, che nel 1961 condusse uno studio (poi divenuto celebre anche grazie al libro Obbedienza all'autorità) che rivelò come la maggioranza delle persone, dietro un ordine impartito da un'autorità (nel caso specifico uno scienziato), riusciva ad eseguire azioni in conflitto con i valori etici e morali dei soggetti stessi. Condotto nell'università di Yale, l'esperimento coinvolgeva gente comune, a cui veniva fatto credere di inviare scosse elettriche ad un'altra persona nel momento in cui quest'ultima commetteva degli errori in un test mnemonico. Il risultato fu sconvolgente e dimostrò quanto fosse facile il condizionamento dell'essere umano nei confronti dell'autorità.

Interpretato dal sempre convincente Peter Sarsgaard, il film di Almereyda (Cymbeline) ricostruisce con attenzione quel particolare momento storico - lo studio venne condotto pochi mesi dopo l'inizio del processo di Gerusalemme contro il nazista Adolf Eichmann, "l'architetto dell'Olocausto", l'idea di Milgram era quella di tentare di rispondere alla domanda "E' possibile che Eichmann e gli altri nazisti agirono così solo perché esecutori di ordini?" - e si prende qualche rischio chiedendo al suo personaggio principale di interagire senza soluzione di continuità tanto con gli altri interpreti quanto con lo spettatore. Siamo anche noi parte di un test?, verrebbe da chiedersi, ma è tale la disinvoltura con cui tanto il regista quanto il cast (ci sono anche Winona Ryder, è la moglie di Milgram, e Dennis Haysbert nei panni di Ossie Davis che recita nel film tv The Tenth Level, basato proprio sullo studio delle "scosse") riescono a calarsi in questo "esperimento", che la visione non subisce particolari contraccolpi: è piuttosto l'avvicinarsi alla fine della storia di Milgram (che condusse molti altri esperimenti nel corso del tempo, fino alla morte sopraggiunta a 51 anni nel 1984), a far crescere nello spettatore la consapevolezza di quanto quegli studi - inizialmente criticati e osteggiati perché ritenuti eticamente riprovevoli - abbiano invece saputo non solo spiegare chi e che cosa eravamo stati capaci di essere (i totalitarismi) ma anche chi e cosa saremmo potuti diventare: i mass media, i reality, il Grande fratello. Moriva Milgram, esplodeva il nuovo mondo teorizzato da George Orwell. L'importante è obbedire.