Se davvero le carceri della Cia in Europa esistessero, Essential Killing di Jerzy Skolimowski sarebbe aperta, inconfutabile denuncia: si griderebbe allo scandalo, si plauderebbe al disvelamento del top secret e, dunque, si correrebbe il rischio di perdere il film. Ebbene, non è così.
Afghanistan, il talebano (?) Mohammed è ricercato dai soldati americani. Dopo averne uccisi tre, l'uomo viene ferito, catturato e portato in un centro di reclusione in Polonia: durante un trasferimento notturno, l'auto che lo trasporta ha un incidente, e Mohammed riesce a fuggire. La lotta per la sopravvivenza continua, anzi, inizia…
Se Vincent Gallo zitto zitto - non dice una parola - punta alla Coppa Volpi, quella che ingaggia per il polacco Skolimowski è lotta senza se storici e ma politici: guerra, Cia, Afghanistan, rimane tutto, ma tutto a prescindere, perchè è un thriller che parte politico e si ritrova primordiale, scambiando quello mediorientale per un altro deserto di ghiaccio, belve e alberi, dove Mohammed combatte essenzialmente per sè, per il grado zero dello stare in vita. Splendida la fotografia, il film alterna stasi liriche a violentissimi accadimenti, che il montaggio rende rapsodici, parossistici, davvero rabbiosi: rimarrà agli annali il furto della poppata perpetrato da Gallo, meno le tante incongruenze e qualche ridicola insidia. Ma c'è anche genuino ardore anni '70 e antica disperazione: film fesso e arroventato, nonostante il candore della neve.