Elogio della diversità, apologo dell'integrazione. Che a servirli sullo schermo sia un'animazione non deve sorprendere, se a curare scenario e dialoghi è Daniel Pennac addirittura non fa notizia: fedele cantore di capri espiatori del calibro di Malaussène, qui lo scrittore francese prende dagli album di Gabrielle Vincente e narra le tenere gesta di Ernest e Celestine, così lontani così vicini e sempre vittime designate dell'omologazione. Loro è la possibilità dell'incontro: la topina Celestine, che non vuole fare la dentista, e l'orso Ernest, artista nullatenente, goloso e fracassone. Fatal fu un bidone dell'immondizia: lui ci fruga spinto da fame atavica, lei ci è finita tentando di sottrarre un dentino ai plantigradi, che nel mondo possibile della Vincente sono gli umani - per i topi rimangono le stesse fogne.
Con le voci di Claudio Bisio e Alba Rohrwacher – per una volta il doppiaggio paga – e le musiche fondamentali di Vincent Courtois, Ernest & Celestine abbina disegni minimali, se non poveri, e ricchezza poetica: i grandi torneranno bambini, e viceversa, scoprendosi uguali nella terra di mezzo di Vincente e Pennac. Se quando accendete l'albero non spegnete il cervello, è il vostro film.