E’ un elogio della follia il film che porta in sala Paolo Sassanelli.  Per la prima volta dietro la macchina da presa l’attore, noto al grande pubblico soprattutto per la sua interpretazione del dottor Oscar Nobili nella serie tv Un medico in famiglia,  ci regala una favola poetica e tenera che vede protagonisti Due piccoli italiani.

Salvatore soprannominato “Scopatosta”, interpretato dallo stesso Sassanelli,  fa le pulizie in una clinica psichiatrica dove è ricoverato Felice (Francesco Colella), un degente che parla solo con lui. Entrambi in fuga da  un paesino della Puglia arriveranno prima via pullman a Rotterdam e ad Amsterdam e infine sbarcheranno in Islanda. Un viaggio che gli farà superare le proprie paure e inibizioni e gli farà scoprire l’amore e l’affetto, facendoli uscire dalla loro vita monotona e rassegnata.  Come il vulcano islandese dopo duemila anni ha ripreso l’attività eruttiva paralizzando addirittura il traffico aereo, allo stesso modo queste due anime fragili, grazie anche alla compagnia di una bizzarra olandese di nome Anke (Rian Gerritsen), improvvisamente si sveglieranno, scoprendo anche di essere una nuova famiglia moderna.

Sassanelli gioca liberamente con diversi registri cinematografici e contemporaneamente si diletta con vari giochi di parole, facilitati dalle differenti lingue parlate (italiano, inglese, tedesco e olandese). Gioca e si diverte in modo anticonformista, ma sempre con grande rispetto. Libero da condizionamenti, come la sua bizzarra coppia. Non è un caso che questo film esca  a distanza di quarant’anni dalla legge Basaglia, che voleva ridare libertà e diritti ai malati mentali liberandoli dai manicomi.

Era il 1978 e quella legge restituiva dignità ai pazienti rinchiusi in condizioni orribili. Una rivoluzione culturale partita quando con una panchina sfondò la recinzione del manicomio di Trieste permettendo a Marco Cavallo (la grande statua di cartapesta del cavallo azzurro) e ai "matti" dell'ospedale di vedere la luce del sole.

E non è neanche un caso che questo viaggio liberatorio, questa commedia on the road, finisca proprio in Islanda: l’ultimo posto abitato, dopo c’è solo il ghiaccio, dove regna una natura prepotente e selvaggia, sottolineando un ritorno alle origini e all’essenziale. Spogliandosi (la scena finale del bagno tra i vapori delle acque islandesi) i protagonisti tornano a essere quello che sono senza i dolori delle loro ossessioni. Insomma citando le parole di Basaglia stesso: l’impossibile può diventare possibile. Ed è quello che Sassanelli ci racconta con questa bella storia.