Neanche il tempo di mettere piede a Mosca che John McClane (Bruce Willis) si ritrova invischiato in un maxi inseguimento, tra centinaia di automobili distrutte e incredibili incidenti. "Ero venuto qui in vacanza!", continuerà a dire anche nelle ore successive: in realtà, però, McClane raggiunge la Russia per cercare di capire in quale guaio si sia cacciato Jack (Jai Courtney), il figlio che non vede e non sente da anni. Scopre che il ragazzo lavora sotto copertura per la CIA: la missione è quella di portare in salvo Komarov (Sebastian Koch), informatore del governo in possesso di un fantomatico file che può stroncare il losco Chagarin, con il quale ai tempi della cortina di ferro aveva elaborato un piano per rubare del plutonio dalla centrale nucleare di Chernoby.
Dopo Max Payne John Moore prende il timone di Die Hard, 25 anni dopo il primo, insuperato capitolo (Trappola di cristallo) e cinque anni dopo Die Hard - Vivere o morire di Len Wiseman: fatto salvo l'innegabile spettacolo dato dall'incredibile (e tutt'altro che verosimile) inseguimento iniziale e dalle esplosive sequenze tipicamente action, questo quinto capitolo non offre molto altro, né in termini di intrigo (il doppio gioco di Komarov è prevedibile cinque minuti dopo i titoli di testa) né per la solita ironia che, da sempre, ha caratterizzato la saga e il personaggio di McClane. Bruce Willis ci prova, per carità, anche se la giovane spalla che gli hanno affidato (Courtney, visto recentemente in Jack Reacher nel ruolo del killer) oltre al fisico ha ben poco altro da offrire. Finale pirotecnico a Chernobyl, tra elicotteri, canotte e torsi nudi: al limite della "radiazione"...