Il Natale è la festa delle famiglie, il giorno dell’anno in cui ci si stringe alle persone che più si amano. Fuori la neve seppellisce i marciapiedi, dentro ci si raduna attorno all’albero e, con una strizzata d’occhio al consumismo, si aprono i regali, per poi sedersi a banchettare con i parenti. Ma è sempre stato così? Nell’Inghilterra dell’Ottocento, il Natale non lo festeggiava quasi più nessuno. Era considerata come una festività quasi pagana, in cui ci si abbandonava a comportamenti licenziosi e riprovevoli. A tenere banco era il Boxing Day (26 dicembre), quando si facevano regali a chi stava ai margini della società.

Lo scrittore Charles Dickens sperimentò il Natale da piccolo, quando viveva in campagna, e decise di scriverci su una storia rimasta eterna, Canto di Natale. Questo nuovo film si apre in un momento difficile per la mente de Le avventure di Oliver Twist. I suoi ultimi romanzi hanno avuto una pessima accoglienza, e anche il giro promozionale in America non è andato come previsto. Charles adesso ha una bella casa a Londra, è stritolato dai debiti, e cerca di mantenere uno stile di vita che non può permettersi. La moglie quasi non si accorge delle loro difficoltà finanziarie, e il padre gli chiede soldi in continuazione, per poi spenderli in abiti costosi e chincaglierie di vario genere.

L’unica soluzione è ricominciare a scrivere, per dimostrare agli editori che il grande Dickens può ancora stupire. Un vecchio trasandato e burbero, che incontra per la prima volta al cimitero, diventa la fonte di ispirazione per il personaggio di Scrooge, protagonista indimenticabile di A Christmas Carol. Dickens rispolvera penna e calamaio e, a cavallo tra realtà e finzione, immagina di parlare con Scrooge e compagni nel suo studio. Verrà alla luce un classico senza tempo.

Il film del regista Bharat Nalluri, tratto dall’omonimo romanzo di Les Stanford scritto nel 2008, vorrebbe raccontarci una storia di redenzione attraverso la nascita di un capolavoro. Ma i toni sono quelli di uno sceneggiato vecchia maniera, che annoia i bambini e concede ai genitori 104 minuti per riprendersi dalle troppe fette di panettone. Le intenzioni di Nalluri sembrano piattamente didascaliche. Invece di abbandonarsi alle emozioni, il regista si preoccupa di sottolineare ogni singolo passaggio come se stesse facendo una telecronaca.

In Dickens – L’uomo che inventò il Natale, il romanziere viene dipinto come un folle lunatico, pronto a maltrattare chi lo ama e a dare in escandescenza per ogni sciocchezza. Sorte migliore non tocca a William Thackeray, l’autore de La fiera delle vanità e Le memorie di Barry Lindon per intenderci, che viene presentato come un ricco impiccione che gode delle disgrazie (in questo caso delle recensione negative) degli altri. L’attore di punta è Dan Stevens, nella parte di Charles Dickens, ma esagera con la sua mimica puntigliosa. Per fortuna c’è il grande Christopher Plummer che, nonostante lo sguardo cinico del suo Scrooge, tiene alto lo spirito delle Feste.