Il baseball è un oggetto misterioso per la maggior parte degli italiani. A meno che non si sia nativi di Nettuno, Parma e un altro paio di ridenti cittadine, difficile che qualcuno sappia cosa vuol dire rubare una base, o conosca la differenza tra ball e strike.
Sarà per questo che i film sullo sport del diamante non hanno mai avuto fortuna nelle nostre sale, ma chissà che l'imprimatur di Clint Eastwood non riesca per una volta a invertire questa tendenza.
Di nuovo in gioco è una classica commedia familiare che racconta dell'ultimo viaggio di un leggendario talent scout, accompagnato dalla figlia, avvocato di successo, che è in questo caso i suoi occhi e la sua croce.
Operetta convenzionale, in cui il baseball è tessuto connettivo e metafora della vita, il film passerebbe quasi inosservato se non fosse per il carisma dell'ottantaduenne Eastwood, tornato davanti la macchina da presa per fare una cortesia a Robert Lorenz, suo assistente da anni qui all'esordio.
Al fianco del vecchio Clint se la cavano bene Amy Adams e Justin Timberlake, protagonisti della deriva romantica, mentre John Goodman ci regala un altro ruolo di spalla da incorniciare. Niente di eccezionale, un prodotto americano molto classico a cui manca una buona mano per renderlo migliore, ma comunque un gradevole intrattenimento. E non è poco.