Otar è partito, Otar non c'è più. È nell'attesa che si vive, nella speranza che qualcosa possa cambiare gli eventi, la speranza che i nostri sogni possano trovare vita altrove. Otar è andato a Parigi, è in cerca di lavoro e di una vita diversa. A casa, una vecchia e modesta abitazione di Tblissi (Georgia), lo aspettano l'anziana madre, Eka, la sorella Marina con la figlia venticinquenne, Ada. L'anziana donna vive nell'attesa di lettere e telefonate di quel figlio lontano, in cerca di fortuna. I giorni passano, nella routine quotidiana, scanditi dalle letture delle missive di Otar e dall'attesa delle rare telefonate. Una vita tranquilla fatta di sacrifici, ma vissuta con serenità e grande dignità. È un'epoca difficile nella Georgia post-sovietica e le tre donne convivono nel mito del loro caro lontano. Fino a quando una telefonata dell'amico Niko, annuncia la tragica morte di Otar. Marina e Ada decidono di non dire nulla all' anziana donna e cominciano a scrivere finte lettere firmate Otar. Ma quelle telefonate, non arrivano più. Passano molti mesi. E quando Ada e la madre sono via per una breve vacanza, la vecchia Eka decide di vendere la collezione di libri di Rousseau e comprare tre biglietti d'aereo per Parigi. Al ritorno della figlia e della nipote, quella vecchia libreria - ormai dagli scaffali vuoti - è il chiaro segno. Le tre donne partono. Arrivate a Parigi, mentre Eka ancora dorme, Marina e Ada vanno a dare l'ultimo saluto a Otar, al cimitero comunale. Eka, rimasta sola in albergo, non si arrende e si mette sulle tracce di Otar. E così, quella verità che per tanto tempo le viene tenuta dolorosamente nascosta, quelle bugie raccontate a fin di bene, vengono scoperte. Ma Eka non dirà nulla alla figlia e alla nipote. Esattamente come loro dirà la sua bugia, perché, quella non verità le darà la forza di andare avanti. Opera prima di Julie Bertuccelli, assistente di Kieslowski, Da quando Otar è partito... è un film sull'assenza e dell'assenza. Delicato e affascinante ritratto di un ambiente domestico, il film pian piano si trasforma nel nitido specchio della realtà di un Paese che vive faticosamente la "ricostruzione". Le donne, tre generazioni a confronto, rappresentano il modo diverso di affrontare il dopo stalinismo, ma, alla fine, chi veramente riuscirà a vedere oltre e a trovare un giusto equilibrio, saranno le due generazioni estreme, quella della nonna e della nipote. La scelta di Ada, di rimanere a Parigi, viene salutata dalla nonna con grande coraggio e assenso, che non trova nella madre. Il rapporto tra Eka e Ada è un raro esempio di naturale dolcezza, che la Bertuccelli ha evidenziato esaltando le emozioni da mille piccoli dettagli.