Alieni alla ricerca del tempo perduto. Con J.J. Abrams in Super 8 tornano 30 anni indietro, con Jon Favreau in Cowboys & Aliens nel XIX secolo del Far West americano. Incontri ravvicinati di vecchio tipo, altro che Pandora e Avatar, gli extraterrestri piombano nel nostro passato. E se il primo ci prende in pieno, il regista di Iron Man, invece, manca il colpo. Eppure tra i suoi pistoleri aveva persino Han Solo, pardon Harrison Ford, uno che con lo spazio profondo ha una certa confidenza. La sua faccia splendidamente inespressiva è prestata a un personaggio gustoso e autoironico, il suo contraltare è Daniel Craig, qui sorta di uomo senza nome moderno. Gli ingredienti c'erano, pure troppi: anche il graphic novel di (immeritato) successo di Scott Mitchell Rosenberg e una protagonista femminile, Olivia Wilde, bella da star male. Ma troppa carne al fuoco, spesso, provoca indigestione e così per due ore finisci per annoiarti, con pochi guizzi di regia e ancor meno di sceneggiatura. A questo si aggiungano svolte narrative e trovate visive abbastanza dozzinali - anche se l'attacco degli alieni in città non è affatto male - e il pasticcio è fatto. Favreau non ci mette la sua spettacolare ironia, Ford e Craig vivono di rendita sul loro carisma, la Wilde fa la bella statuina statuaria.