Il cerchio: la forma perfetta, dove tutto torna. Un rifugio dal caos moderno, un “luogo” in cui sentirsi al sicuro e rincorrere la perfezione. Anselmo ne è affascinato, si incanta davanti alla lavatrice che gira, dove tutti i colori alla fine diventano bianchi. È il “cerchio della vita”, quello a cui si riferiva anche Il re leone, con tutte le sue specie e le sue leggi.

Anche Copperman ha una dimensione circolare. Parte da un lungo flashback, dalla storia di un bambino “diverso” che vuole sentirsi speciale. Il padre lo ha abbandonato perché deve “salvare il mondo”, così anche Anselmo prova a seguire le sue orme. Non ha le doti di un novello Forrest Gump, ma si improvvisa un supereroe con i “pattini a rotelle”.

I colori sono accesi, come se fossimo in un sogno, e la campagna si alterna alle strade della città. Sembra di essere in una favola, ma per adulti s’intende. Però il punto di vista è quello di un uomo che non è mai cresciuto. L’esistenza del protagonista è “tonda”, perché lui è fermo al passato: la sua quotidianità è un’attesa. “Per tutti questi anni non ho fatto che aspettarti”, spiega Anselmo al suo amore.

Copperman è un cinecomic mediterraneo, che parla di legami difficili, e anche di disabilità. Forse c’è troppa carne al fuoco, ma la rielaborazione “dell’handicap” in un superpotere affascina, spinge a credere in una realtà diversa da quella in cui comanda il cinismo. Il film cerca di indirizzarsi nella new wave del cinema italiano, ammiccando al Ragazzo invisibile, ma mantiene le sue radici ben salde nella commedia romantica. Al centro c’è sempre la love story, osteggiata dal cattivone di turno, che all’apparenza non si potrà mai concretizzare.

Anselmo regala alla bella Titti una goccia cristallina del suo lampadario, che lei porterà per sempre al collo, come un ciondolo. Dalle piccole cose nasce una passione, da una placca di rame (copper in inglese) si costruisce un’armatura per il paladino del borgo. Peccato che i movimenti di macchina a volte siano eccessivi, che la figura della madre (tra le più interessanti della vicenda) finisca in secondo piano fin troppo presto.

Alcuni personaggi sono caratterizzati come delle macchiette e il “cattivo”, neanche a dirlo, è da fumetto, è uscito da uno dei tanti albi che Anselmo custodisce gelosamente nel suo baule. Ma almeno il regista Eros Puglielli cerca di creare qualcosa di nuovo, di “sperimentare”, anche se con il freno a mano tirato. Curiosità: Copperman è stato realizzato tra Spoleto e dintorni, nelle stesse terre di Don Matteo, dove il crimine, nonostante l’incanto della natura, sembra non smettere mai di dilagare.