C'è un'età precisa per farsi domande sulla propria identità? Più propriamente, andare alla ricerca di se stessi è un privilegio dei giovani o anche chi ha passato i vent'anni da un pezzo ha diritto a interrogarsi sul proprio posto nel mondo? Questioni squisitamente esistenziali e filosofiche che declinate in un film potrebbero preludere al racconto di tormentate vicende. Niente di più lontano invece da quanto messo in scena in chiave di commedia da Pascal Bonitzer, ex critico cinematografico dei Cahiers du Cinéma e sceneggiatore di Rivette, nel fotografare la crisi dell'integerrimo professore universitario Sebastien la cui vita familiare viene messa a dura prova dal tradimento della moglie Iva, regista teatrale in pieno rifiuto dell'età che avanza. Un'occasione per far piazza pulita della noia che inevitabilmente avvolge un matrimonio ormai spento e cominciare a guardarsi dentro non meno che intorno. Ed è a pochi passi dal bar dove solitamente vede gli amici che incontra Zorica, una giovane senza permesso di soggiorno perfettamente mimetizzata dietro il nome di Aurore e un perfetto francese. Nel tentativo di aiutarla è costretto a incontrare più volte il padre, integerrimo consigliere di stato con il quale ha sempre avuto pessimi rapporti. Ma anche il padre ha i suoi lati oscuri, che improvvisamente gli vengono rivelati. Insomma, preso nel tourbillon di cambiamenti inattesi quanto devastanti Sebastien è costretto a interrogarsi sul futuro scoprendo però di non essere in questo solo. Accanto a lui infatti, un universo in continua evoluzione e definizione: la moglie devastata dalla maturità cerca in un giovane attore una nuova occasione per sentirsi seducente; il padre confessa con naturalezza una vita vissuta all'insegna della bisessualità; il figlio adolescente è in piena fase di ribellione verso le figure genitoriali; Aurore/Zorica divisa tra due paesi non sa più dove cercare il proprio posto nel mondo. Ma è dal caos, ci dice Bonitzer, che si rinasce. E un finale non banalmente positivo è lì a dimostrarlo. Cherchez Hortense si direbbe una commedia facile facile, ma non è affatto così grazie a una scrittura di altissima qualità, alla regia attenta e mai invadente, e ad attori sublimi - su tutti Jean Pierre Bacri, Isabelle Carrè e Kristin Scott Thomas. A ribadire una volta per tutte che sorridere e pensare sono verbi che si coniugano felicemente assieme.