Ogni film d'animazione, da oggi in poi, sconterà l'inflazione. Troppo sfruttato il genere, continuo il ricambio di novità in sala. Cresce la concorrenza tra studios ma al netto di una diversità che latita. La meta è l'eccellenza tecnica e poetica della casa regina, la Pixar, con buona pace di chi pensa che il mercato sia bello perché vario. Ovviamente è così, ma se la posta in gioco diventa l'uniformità che succede? Prendiamo Cattivissimo me. Meledandri, il produttore, dice che ci vuole originalità. Dopo 13 anni alla Fox il creatore delle Ere glaciali - che nel potentato dell'animazione siederebbe accanto a Lasseter e Katzenberg - decide che è arrivato il momento di cambiare aria, creare ex novo una compagnia e altri mondi animati. Così fonda la Illumination Entertainment e la lega alla Universal, fino a ieri monca di una divisione CG.
Il risultato è un film per bambini in cui, si lascia intendere, il protagonista è un villain. Falso. Sarà il doppiaggio italiano (la voce è quella di Max Giusti), saranno le sue goffe movenze fantozziane, sarà perchè è sfigato, fatto sta che questo malvagio è più brutto che temibile, una specie di gargamella calvo, gonfiato e innocuo. Bastano 30 secondi per simpatizzare con lui. Trenta minuti son troppi invece per capire dove il film va a parare: Gru, il cattivo, è solo un frustrato che deve dimostrare alla perfida matrigna di valere qualcosa. Perciò escogita il colpo più eclatante della storia, rubare la luna. Ma la crisi imperversa anche a Cartoonia: per finanziare l'impresa è necessario il prestito da una banca per soli criminali, una di quelle che fanno parte del consesso finanziario d'America. Di più: siccome la luna non la puoi prendere e stivare nel vano motore, deve anche impossessarsi di uno speciale razzo rimpicciolente che, oltre a proporsi come metafora della filosofia dell'animazione (farsi piccoli per essere grandi), è ambito anche dal nerd Victor, uno che ha già rubato le piramidi d'Egitto e ora vorrebbe sottrarre al nostro il lunare bottino. E qui finisce il film di avventura, di trovate e di gag esplosive e in 3D (qualcuno può spiegarci il senso dei famigerati occhialetti che non sia quello meramente economico?). La parte migliore, la più divertente.
Poi subentrano tre bambine - la minore ha due occhioni pallati e un faccino che convertirebbe alla paternità pure le pietre - ma troppo tenere per essere vere. La sceneggiatura si attacca a loro e al tema della responsabilità come il piccolo primitivo sulle spalle del mammuth ne L'era glaciale o la minuscola Boo su quelle del mostruoso Sullivan in Monsters & Co. E buona notte. Citazioni involontarie fanno il paio con le molte consapevoli - per tutti i Minions, che stanno a Cattivissimo me come gli Oompa Loompa alla Fabbrica di cioccolato - musiche nobili e note di Hans Zimmer e pirotecnico finale. Tutto perfettamente da copione. In cui non c'è spazio per la poesia, quella vera. Troppo cattivi? Che dire, quel che manca al film va a ingrassare la critica. Gru e Meledandri non vorranno mica la luna, d'accordo. Ma a forza di stare coi piedi per terra, a stancarci saremo noi.