Salvata una sconosciuta (Ferrari) dall'annegamento, Pietro Paladini (Moretti) torna alla casa al mare e trova la moglie morta. Incapace di manifestare quel dolore che tutti - parenti, conoscenti e colleghi - sembrano invece pretendere, Paladini si "ferma", pur muovendosi, rimanendo ogni giorno su una panchina nella piazzetta davanti la scuola della figlia, Claudia, bambina di dieci anni che, proprio come lui, soffre quell'inattesa assenza in maniera inspiegabilmente "composta". E' nell'inconsapevole e mai dichiarata volontà di "vegliare" su ciò che di vivo ancora gli rimane, in qualche modo colmando quell'inconscio senso di colpa che lo accompagna per non esser stato presente nel momento in cui la moglie avrebbe avuto bisogno di lui, che Pietro Paladini si rifugia, scansando qualsiasi altro pensiero che non sia quello di non far sentire sola la figlia: così il fratello modaiolo (un convincente Gassman), la cognata svalvolata ma sincera (Golino), i dirigenti e i colleghi del suo ufficio (tra cui Hippolyte Girardot e Silvio Orlando), invischiati nelle ansie e nelle preoccupazioni di un'imminente fusione, ma anche un'estranea familiare (Kasia Smutniak, che tutti i giorni porta il cane in quel parco) o un ragazzo down a cui Pietro regala ogni mattina un saluto esclusivo (facendo scattare la chiusura centralizzata dell'auto al suo passaggio), diventano protagonisti di una quotidianità nuova, dove i confortatori diventano i confortati, e l'impellenza del dolore trasformata - appunto - in caos calmo.
Difficilissimo portare sullo schermo il romanzo di Sandro Veronesi, ancora di più sperare che il grande pubblico accorra in sala a prescindere dalla tanto strombazzata scena hard tra Moretti e Isabella Ferrari - quattro minuti di sesso liberatorio (e narrativamente improvviso) che dovrebbe riconsegnare alla vita il protagonista -, Caos calmo esce in Italia a cinque giorni dalla presentazione ufficiale del Festival di Berlino, unico titolo a rappresentarci per la corsa all'Orso d'Oro. Liquido e in continua ricerca di uno stile (l'inizio al mare fa temere il peggio), il film di Antonello Grimaldi lascia più volte disorientati, colpendo al cuore ciclicamente e con mestiere (lo sfogo di Moretti in macchina, di notte, con Pyramid Song dei Radiohead a tutto volume ne è il primo esempio), ma rimanendo sospeso in quel limbo dell'indefinitezza di chi, scrupolosamente fedele alla sceneggiatura di Piccolo, Paolucci e lo stesso Moretti, sembra non riuscire a svincolarsi dal peso di un'interpretazione (quella del protagonista, ovviamente) che molti avranno trovato "insolita", ma che in realtà non si discosta di un millimetro dal Moretti - uomattore - più prevedibile: "Bisogna dirsi le cose", l'ultima battuta del film in una piazza Albina (all'Aventino, a Roma) sommersa dalla neve (sic!), come se la Milano raccontata nel libro possa portare con sé anche i connotati atmosferici; e allora si dica tranquillamente che Caos calmo non è cinema con la c maiuscola (anche se l'apparizione di Roman Polanski, potente imprenditore ebreo, e il conseguente dialogo "muto" in auto con Paladini è uno spiraglio di magnifica luce), ma convincerà non poche persone, con commozione.