Se volevano farci ridere ridicolizzando la politica, hanno toppato. La politica - noi italiani lo sappiamo bene - fa già ridere di suo. Un film come Candidato a sorpresa sembra perseguire piuttosto un altro obiettivo, un fine non dichiarato, non diversamente dai due avversari nella corsa al Congresso del Nord Carolina: l'onorevole di lungo corso, Cam Brady (Will Ferrell) e l'utile idiota Marty Huggins (Zach Galifianakis), direttore del locale Ufficio del Turismo.
Solo per la cronaca: il primo è un democratico, il secondo un repubblicano. Ma è una info che conta zero nell'economia del racconto, perché l'uno e l'altro appartengono invece a una razza politica bipartisan, quella dei pagliacci. I numeri eseguiti in campagna elettorale potrebbero effettivamente essere replicati al circo, con l'avvertenza di non portarvi i bambini: non tanto perché questi - come sa bene chi ha già visto il trailer - vengono presi letteralmente a cazzotti, ma per la profusione di volgarità e sketch scatologici degni della nostra "cinematografia natalizia". Il che non significa che non siano anche divertenti (dipende dalla vostra idea di divertimento), basta non confondere la satira (che non c'è) con l'evasione, vero obiettivo di questo film.
D'altra parte, come dicevamo all'inizio, quando fai una parodia della parodia non ottieni una parodia al quadrato, ma esattamente il contrario: una parodia azzerata. La presa in giro diventa così iperbolica e deformante da non permettere più di riconoscere il vero obiettivo dell'invettiva. Inoltre la presenza di Ferrell e Galifianakis è un ulteriore indizio delle velleità di questa commedia. Si tratta di due maschere note della comicità US più fessa: puoi prenderli sul serio?
Certo il ventre molle della società americana viene esibito con tutte le sue nefandezze: fanatismo troglodita, omofobia, razzismo, sessimo, ossessione cinese, soldi. Ma più che uno sventramento, gli autori (Jay Roach in regia, Chris Henchy e Shawn Harwell alla sceneggiatura) offrono un pessimo campionario da esposizione - vedere, ridere e passare avanti - senza mai avere la forza d'incidere o la voglia di andare più a fondo. E anche il presunto spot contro il finanziamento privato ai politici - dietro la candidature dell'inetto Galifianakis ci sono due plutocrati (Dan Aykroyd e John Lithgow) che vogliono svendere il Nord Carolina ai cinesi - lascia il tempo che trova, vista l'assoluta fiducia che il film ripone sulla lex terrae d'America e sui suoi uomini, orripilanti finché si vuole ma sempre capaci alla fine di tirare fuori il meglio di sè.
Perché se è vero che "i politici non hanno regole" - come ci ricorda una didascalia all'inizio - Hollywood invece ha le sue. E sono incontrovertibili. Divertitevi.