Chi sono i buoni a nulla dell'ultimo film di Gianni Di Gregorio? Un popolo di operosi nullafacenti, di strateghi del quieto vivere, di galoppini senza nome e di rassegnati all'ultimo stadio.

Come Gianni, il protagonista, dipendente pubblico che fa "un po' di tutto e un po' di niente", più la seconda. Gli mancano sei mesi alla pensione ma poi il governo cambia regole e allunga l'agonia: deve farsi altri tre anni, in un'altra sede, alla periferia della periferia di Roma. E lui? Cala la testa, che altro può fare? E sopporta: vecchi rompiscatole di condominio, ex mogli petulanti, figli scrocconi, prepotenti di ogni specie.

C'è però chi è messo peggio, Marco (Marco Marzocca), il collega senza charme di Gianni, generoso e mai ricompensato, factotum di tutti, di Christian (il lecchino della direttrice Anna Bonaiuto), di Cinzia (Valentina Lodovini, la collega maggiorata cui non si può dire di no, almeno non alle sue scollature), di Gianni  persino.

E quando il film sembra proseguire sulla falsa riga dei precedenti lavori di Di Gregorio (Pranzo di ferragosto, Gianni e le donne), giocando sulla simpatica e a tratti eroica capacità di sopportazione di un personaggio unico nel panorama della commedia italiana - se fosse un annuncio sarebbe "maturo signore romano eternamente succube, irreprensibilmente garbato, vagamente beone e fondamentalmente frivolo" - ecco che Buoni a nulla ribalta lo schema raccontando l'inaudita rivolta del nostro, culminata nei piccoli e innocenti dispetti, nell'arte di arruffianarsi il prossimo, di battere vigliaccamente i pugni con chi è più debole.

Ma sarà che questa rivoluzione copernicana ci appare poco plausibile e che il primo a non esserne del tutto convinto sembra lui, l'autore, sta di fatto che dal "colpo di scena" in poi il film sembra cambiare pelle e sgonfiarsi, con la storia che inizia a girare a vuoto e i protagonisti a non andare da nessuna parte.

Emerge l'equivoco. Di Gregorio persiste a dare la carota ai suoi personaggi quando meriterebbero il bastone. Tratta la satira con i guanti della pietas, e si contraddice: essere troppo accondiscendenti non faceva male?