In una Detroit distopica, l'integerrimo poliziotto Damien (interpretato dal compianto Paul Walker di Fast and Furious, qui all'ultimo film girato prima di morire) deve infiltrarsi nel quartiere-ghetto di Brick Mansions per recuperare una bomba caduta nelle mani sbagliate e disinnescarla prima che esploda. Ad affiancarlo nella missione ci sarà un carcerato dalle straordinarie doti acrobatiche (David Belle, co-fondatore in Francia della disciplina metropolitana del parkour). Il colpo di scena, tuttavia, è in agguato e non tutto ciò che Damien crede risponde esattamente alla verità... D'accordo, lo spunto ricorda cult del rango di 1997: Fuga da New York (ah, la nostalgia...), ma la genesi è ben altra. Remake di Banlieue 13, successo francese del 2004, e scritto, come il suo originale, da quel mattacchione di Luc Besson (un nome, una garanzia), ecco qui con questo Brick Mansions il modello perfetto di commistione fra buddy movie e action-movie nell'era dei nativi digitali. Deus ex machina del più spericolato e iperbolico cinema d'azione concepito nel Vecchio Continente, Besson consegna alla regia dell'esordiente Camille Delamarre (alle spalle un passato da video-editor di tutto rispetto), un soggetto già collaudato, stringandone al massimo la messinscena (ne fanno spese i dialoghi, come si dice tagliati con l'accetta), a metà fra videoclip e fumettone digitale. Frenetico, incalzante sino al delirio, stupendamente coreografato, del tutto indifferente dinanzi a questioni come coerenza di sceneggiatura, caratterizzazione del personaggio e (persino!) leggi della fisica, Brick Mansions si lascia pertanto guardare senza chiedere troppo allo spettatore, offrendo in cambio un'ora e mezza di pura adrenalina e una voglia irresistibile di iscriversi a un corso di parkour per scaricare la tensione.