Da una parte il vecchio ispettore Quinto Cruciani (Giorgio Colangeli), dall’altra il giovane spacciatore psicopatico Michele Loi (Domenico Diele). Il primo, alcolizzato e tossicomane, è ad un passo dalla pensione. Che potrebbe diventare un miraggio, però, proprio a causa di Loi: arrestato, il ragazzo riesce a fuggire dal controllo di Cruciani. Al quale l’ispettore capo Bonanza (Gianmarco Tognazzi) concede solo tre giorni di tempo per ritrovarlo, scaduti i quali sarà licenziato.

Scritto e diretto dall’esordiente Matteo Scifoni, Bolgia totale è un crepuscolare western urbano che, riappropriandosi della classica (e molto labile) contrapposizione tra l’essere al di qua e al di là della “legge”, gioca a mescolare noir e poliziesco, naturalmente insistendo molto sulla forte caratterizzazione dei due antagonisti, poveri cristi chiamati a contrapporsi in una partita che, viste le premesse, è destinata a finire male per entrambi.

Tutto sommato godibile, il film di Scifoni – che ha un discreto sguardo, al netto di qualche esagerazione rivedibile – si riappropria di alcuni topoi cari al cinema di genere italiano anni 70, non proprio avvicinandosi all’epopea dei vecchi, cari “poliziotteschi”, ma provando a riesumare alcune dinamiche e qualche maschera che, al tempo, popolavano con forza quel cinema di periferia.

Nel cast, anche Ivan Franek (è Felix, “datore di lavoro” di Loi) e Xhilda Lapardhaja (è Zoe, ragazza albanese muta, unico essere umano verso il quale Loi sembra provare qualcosa). Piccola parte anche per Stefano Fresi, ricettatore di auto rubate.