Forse è Blinded by the Light a spiegarci come siamo arrivati alla Brexit. La disoccupazione alle stelle, la Thatcher al potere, le marce in strada del Fronte Nazionale Britannico contro lo straniero. Siamo alla fine degli anni Ottanta, e i migranti non erano i benvenuti. Dall’altra parte dell’Oceano c’era Reagan che inseguiva la rinascita dell’America, mentre in Inghilterra i sogni morivano sotto l’intolleranza.

La regista Gurinder Chadha scompone la realtà per trasformarla in favola. Nel trambusto del 1987, un giovane pakistano di nome Javed affronta l’adolescenza nella città di Luton, vicino a Londra.

Cerca la sua voce, e la trova nella musica del Boss, nelle canzoni di Bruce Springsteen. Chadha riprende lo spirito di Sognando Beckham, e si concentra sulle minoranze, sulle tradizioni, sull’impossibilità di integrarsi.

E questa volta sul muro c’è il Boss al posto di Beckham, il pallone da calcio cede il passo ai dischi, alla penna. Javed supera la sua oppressione scrivendo, dando sfogo alle emozioni. In un film appassionato, brillante, sospeso tra Storia e difficoltà di crescere.

Blinded by the Light si ispira al romanzo Greetings from Bury Park del giornalista Sarfraz Manzoor.