L'ex strozzino Chili Palmer (John Travolta) vuole abbandonare il giro della produzione cinematografica per avventurarsi in quello della musica. Prenderà sotto la sua ala protettrice una giovane cantante di talento (Christina Milian) e, con l'aiuto della discografica Edie Athens (Uma Thurman), proverà a farle fare carriera. Non sarà così facile, però: Nick Carr (Harvey Keitel), già produttore della ragazza, non vuole perderla, la mafia russa non riesce a rimanerne fuori e i gangsta rappers attendono da Edie il pagamento di un vecchio debito. Diretto da F. Gary Gray (Il negoziatore, The Italian Job) e tratto, come dieci anni fa Get Shorty, da un romanzo di Elmore Leonard, Be Cool non tradisce le attese: eccessivamente caricaturale, a tratti demenziale e riconoscibile per gli stilemi narrativi adottati già nel precedente, delizioso episodio, è divertissement allo stato puro. John Travolta e Uma Thurman si ripropongono in un ballo a due dopo la performance di Pulp Fiction, Danny DeVito (anche produttore della pellicola) compare in un paio di sequenze che lasciano il segno e tutti gli altri - da Harvey Keitel a The Rock, da Vince Vaughn a Cedric The Entertainer, da André Benjamin a James Woods - riescono ad incarnare lo spirito esilarante su cui poggia l'intera confezione. Lo spettatore è avvisato: il meccanismo funziona solo se non gli si dà troppo peso. Stavolta, come fu allora per il cinema, è il mondo della musica ad essere osservato satiricamente: non nuovo a comparizioni di questo tipo, Steven Tyler - il leader degli Aerosmith - si presta al gioco senza riserve. Curiosità: lo scenario è ancora una volta quello di Los Angeles. Un paio di sequenze vengono girate durante una partita dei Lakers (di sicuro la squadra di basket più "filmata" nella storia del cinema). In After the Sunset, pellicola al momento nelle sale, accade esattamente la stessa cosa.