“Il Bar Sport è quello dove non può mancare un flipper, un telefono a gettoni e soprattutto la Luisona, la brioche paleolitica condannata ad un'esposizione perenne”. Punto di riferimento, prima che punto di ritrovo, il Bar Sport raccontato 35 anni fa da Stefano Benni spunta ora sul grande schermo, insieme agli “ornamenti” di cui sopra e agli immancabili professore, tennico (con due n, sì, qui impersonato da Claudio Bisio), playboy (Teo Teocoli) e a tutte le varie sfide, fandonie e leggende annesse (dal ciclista Pozzi al portentoso calciatore Piva). Che attraverso il racconto per immagini “rivivono” negli inserti animati curati da Giuseppe Laganà, ma che inevitabilmente perdono il confronto con la magia della parola, con le impennate di un romanzo che il film di Martelli non riesce a restituire (non funzionano, ad esempio, l'escamotage della voce narrante affidata a Onassis, il proprietario del bar incarnato da Battiston, o le due vecchiette interpretate da Angela Finocchiaro e Lunetta Savino). Ma che, nonostante questo, nonostante la staticità di un universo che le immagini rischiano di allontanare dall'immaginazione, regala anche buoni momenti, come il montaggio alternato sulle invenzioni del playboy e la realtà di una triste serata.