“C'è gente che impazzisce quando vince”. Parola di Vincenzo Salemme, protagonista di Baciato dalla fortuna, la “commedia di situazione” (Alessandro Gassman dixit) diretta da Paolo Costella. E, caro Salemme, c'è gente che s'intristisce quando vede: Baciato dalla fortuna non è visione da spellarsi gli occhi, per usare un eufemismo. Ambientata a Parma, ha in Salemme un caotico, strozzato e macchiettistico vigile urbano, affiancato dai colleghi Dario Bandiera e Giuseppe Giacobazzi, diviso tra un conto in banca che piange e la passione per il Superenalotto, costretto al triangolo con la compagna Asia Argento, l'ex moglie Paola Minaccioni e l'amica Nicole Grimaudo e comunque “cornuto”, grazie a Gassman, che interpreta il suo comandante sciupafemmine.
Ma qual è il tema? Per il volonteroso Costella, la stigmatizzazione di un'Italia abbacinata dal gioco, sviata dal miraggio della ricchezza, smarrita dalle sorti non magnifiche e regressive di una società in libera uscita: tutto vero, se al “Bel Paese” sostituiamo questo brutto film, che tra una schedina e l'altra mette all'incanto baci rubati alla realtà, anzi, alla mera verosimiglianza.
Enfasi, iperbole, grottesco (?) sono al cattivo servizio di una commedia crassa e sboccata, nipote degenere di quella “commedia all'italiana” che trova sempre più spazio al microfono delle conferenze stampa e sempre meno sullo schermo: Baciato dalla fortuna è il memento mori per un genere che negli ultimi due anni ha riempito le casse e, salvo sparute, pregevoli eccezioni, dilatato il solco tra Paese reale e riproduzione su schermo.
Corna e psicanalisi (da oggi - la Grimaudo testimonia - ci si laurea in psicanalisi e si esercita subito, come no…), carne e carnai (Asia Argento: problemi con il mutuo?), soldi facili e sfighe assortite, Baciato dalla fortuna è il triste petting di un cinema che non sa più far l'amore con il sapore. Quello della realtà.