Nonostante abbia anche lui radici lontane - il primo albo a fumetti è del 1962 - Ant-Man ha una modernità e una freschezza sconosciuta ad altri supereroi Marvel apparsi di recente sul grande schermo. Contro la forza bruta di Hulk, la regale potenza di Thor e la pesantezza high-tech di Iron-Man, Ant-Man è leggerezza, adattabilità, compressione. Capacità di cambiare formato, zipparsi, trasferirsi. E' insomma il genius loci di un'era immateriale. Un update di Spider-Man, con il quale condivide natura vermicolare e agilità spaziale, ambedue in moto perpetuo attraverso supporti ultraleggeri, per l'uno formiche volanti, per l'altro ragnatele.

S'incontreranno molto presto, già nel 2016, in Captain America: Civil War, il film che darà inizio alla terza fase dei cine-lavori in corso Marvel (cantiere aperto da dove usciranno presto Black Panther e Dottor Strange) e il via libera alla grande ammucchiata di tutti i principali scavezzacolli mascherati creati da Stan Lee. Che a confronto gli Avengers erano quattro amici al bar.

Ma torniamo ad Ant-Man e alla sua prima cinematografica. Il risultato finale è gradevole, grazie al cast ben assortito e al tono scanzonato che il film riesce a mantenere dall'inizio alla fine. Non è la commedia che avrebbe voluto Edgar Wright, prima voluto e poi scaricato dalla Marvel per troppa eterodossia, ma è comunque un buon passatempo, segno che l'intervento in seconda battuta di Peyton Reed, chiamato all'ultimo secondo in regia, non ha prodotto effetti nefasti. D'altra parte l'operazione arranca tutte le volte che si fa prendere da un frainteso senso di responsabilità: quando ad esempio si decide d'incidere il plot - in origine crediamo poco meno di uno scarabocchio - con il bisturi dei sottotesti familiari, di padri in cerca di riscatto agli occhi dei figli (tema tipicamente americano).

Il cast dicevamo. Paul Rudd ha la giusta faccia, Evangeline Lilly non solo quella, Michael Douglas nome, fascino e aplomb, Michael Peña il tocco della comicità, Corey Stoll, che fa il villain, nulla di tutto questo. Anonimo oltre ogni sopportazione.

L'espediente della miniaturizzazione di cose e persone - un classico del cinema di genere da Radiazioni BX: Distruzione uomo a Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi - viene sfruttato a dovere, con una ricchezza di trovate e un paio di situazioni visionarie degne dei nobili film della fantascienza.

Ci sono formiche di ogni tipo e tutte di carattere. Sono l'omologo biologico delle nanotecnologie. Le simpatiche mascotte di un film a misura dell'odierno immaginario. Orgogliosamente smaller than life.