La storia di Alexander McQueen è una favola moderna dal finale gotico. Figlio (ultimo di sei) di un tassista e di una casalinga che fin da piccolo lo incoraggiò alla lettura.  Tagliente, anticonformista, tormentato e romantico. L’insignificante ragazzotto (come lui stesso si definiva) della classe operaia cresciuto nell’East London è riuscito velocemente a diventare l’artista più originale e influente del suo tempo, conquistando il mondo della moda con i suoi modelli tanto affascinanti quanto sinistri, sfidandone le regole e oltrepassandone i confini con il suo lavoro. Dal suo apprendistato alla scuola di sartoria di Savile Row si mostrò subito portato tanto da arrivare a disegnare collezioni per Givenchy a Parigi e a creare un brand monomarca di fama mondiale. La stampa francese stroncò la sua prima sfilata parigina e non apprezzò lo stesso McQueen che si presentò al pubblico a fine spettacolo con i suoi soliti pantaloni larghi e sformati, una camicia a quadri, le scarpe da ginnastica e una bottiglia di birra in mano. La sua irriverenza non piaceva. 

Non conosceva le regole della moda e questo lo aveva reso libero. Ma le cose presero una brutta piega quando cercò di adeguarsi trasformando se stesso nel modello di designer che quel mondo reclamava e sottoponendosi a un’importante operazione di liposuzione. Iniziò ad abusare di droghe e alcol, divenne irascibile e fuori controllo. Si allontanò sempre di più dai suoi amici e diventò prigioniero di una profonda forma di depressione fino alla sua tragica morte. 

Questo documentario, Alexander McQueen - Il genio della moda, diretto da Ian Bonhote e Peter Ettedgui, ci mostra tutto questo presentandoci un ritratto unico e sfaccettato della vita di McQueen dagli anni in cui comprava le stoffe con il sussidio di disoccupazione fino all’apice del suo successo quando man mano si accorgeva che: “più aveva soldi e più era infelice”  (vendette il 51% del suo marchio a Gucci per una cifra di 50 milioni di dollari). 

Un mosaico composto di molteplici frammenti (interviste ai familiari, agli amici come Isabella Blow che seppe prima degli altri scorgere il suo talento, e al gruppo di devoti collaboratori che lavoravano instancabilmente per far diventare realtà ogni sua febbrile immaginazione, riprese dei suoi spettacoli e delle sue sfilate e video personali dietro le quinte) accompagnato dalla colonna sonora di Michael Nyman, uno dei suoi musicisti preferiti, ci rivela così questo grande stilista dall’ineguagliabile talento creativo e ci svela contemporaneamente il suo lato oscuro, la sua solitudine, i suoi sogni e i suoi incubi.

Sul grande schermo arriva, grazie ad I Wonder Stories e ci dà modo di scoprire le luci e le ombre del grande genio della moda che ha conquistato il mondo con la sua arte coraggiosa, ribelle e straordinaria. Da non perdere.