Il tramonto delle convenzioni sociali e i progressi dell’emancipazione femminile hanno messo in crisi retoriche e motivi del melodramma, costringendo questo genere a reinventarsi più di ogni altro.

Alla strada tracciata da Todd Haynes - una rivisitazione filologica del filone che riporti indietro le lancette del tempo e rifletta con moderna sensibilità sul problema dell’identità - Hollywood ha preferito il mash-up tematico, intrecciando con scaltrezza persino banale il vecchio adagio romantico con le situazioni di un filone alla moda come il fantasy.

Non deve perciò sorprendere che un film per signore, elegante, colorato e facile alla lacrima, in breve un’opera segnatamente mélo comeAdaline – L’eterna giovinezza ,si regga tutta sul più classico dei paradossi sci-fi, quello del tempo: l’eroina protagonista non riesce più a invecchiare attraversando il secolo breve tra cambi di nome e fughe dagli amanti. Finché non trova quello giusto.

Blake Lively non è mai stata così bella: ma se il suo personaggio non invecchia è la sceneggiatura a incartapecorirsi, allungando il brodo inutilmente e chiedendo allo spettatore di credervi con un vero e proprio atto di fede.

Nel cast anche il testimonial Chanel Michiel Huisman e un malconcio Harrison Ford.