Le storie di onore e coraggio del Giappone più o meno antico sono state spesso fonte di'ispirazione per il cinema nipponico, ma non solo. Negli ultimi anni ricordiamo bei film come The Twilight Samurai di Tasogare Seibei (2002), L'ultimo samurai di Edward Zwick (con Tom Cruise, 2003) e, perché no, in qualche modo anche il secondo spin-off dalla saga degli X-Men, diretto da James Mangold e interpretato da un artigliato Hugh Jackman, Wolverine – L'immortale (2013), che da quel materiale ha attinto a piene mane.
47 Ronin é la rivisitazione di una delle leggende maggiormente famose dell'Impero del Sole all'epoca degli shogun, un manipolo di guerrieri rinnegati che libera un feudo dal malgoverno di un usurpatore. Per arrivare allo scontro finale, i nostri eroi dovranno superare terribili prove, come la regia di Carl Rinsch che dilapida un budget quasi bicentenario (circa 175 milioni di dollari) mettendo insieme uno sconnesso baraccone che cita Hayao Miyazaki e il western classico con una spruzzatina di Mishima for mummie. Risultato: un action fantasy senza ritmo, freddo e retorico, e con un finale ai limiti dell'apologia. Deprimente, come Keanu Reeves sulla panchina.