Lui, lei e la fine del mondo. Dopo aver annusato la fine artistica con i suoi ultimi lavori (declino iniziato con New Rose Hotel nel '98, e proseguito con Mary, Go Go Tales, etc.), l'alfiere maudit del cinema indie americano, Abel Ferrara, fa un film sulla Fine: la fine di tutto, meglio, di tutti.
Protagonisti Willem Dafoe e Shanyn Leigh, artistoide coppia newyorkese, che nel proprio flat vive il tempo che rimane: fino alle 4:44 dell'ultimo giorno sulla terra. E' 4:44 Last Day on Earth un Kammerspiel (fanta)apocalittico, che parla del cinema di Ferrara e, soprattutto, parla del quotidiano relazionale quando il quotidiano sta per non essere più. Cisco e Skye parlano, litigano, lei dipinge e lui skyppa: insieme, fanno l'amore. Lo fanno e lo rifanno, mentre l'appartamento continua a provarsi multitasking e connesso senza sosta: video perennemente accesi, televisione non stop, video chat, videocitofoni, perché a prendere commiato è anche la cultura dell'immagine, la tecnologia digitale, la continuità tecnologica che non dovrebbe, ma pure lei sta per conoscere la fine.
Eros e thanatos, dunque, e come potrebbe essere altrimenti? I due meditano – sono buddisti – e lo spettatore medita: come vivrebbe ciascuno di noi la fine? Domanda consegnata da Ferrara con la cifra poetico-stilistica che l'ha reso grande per (quasi) tutti, grandissimo per noi, ma qui il guerrilla-style del Cattivo tenente, Addiction e altri capolavori è meno povero, meno pauperisticamente esibito: ok, è una sola location – più qualche promenade di Cisco – ma percorsa con sinuosa abilità dalla vecchia conoscenza di Abel Ken Kelsch, che fotografa close-up amorosi al limite dell'estetizzante, ri-composta dal montatore - altro noto ferrariano - Anthony Redman, mentre lo scenografo è Frank DeCurtis, le musiche suadenti di Francis Kuipers.
Insomma, la qualità artistica c'è ( a parte gli FX dell'apocalisse verdognola sui cieli di NY), il problema è la storia, anzi, la non-storia di 4:44: tra il Dalai Lama e Al Gore, la figlia e la ex moglie che Cisco contatta via Skype e il ragazzo del take away, uomini e donne, straordinari o meno, sono come Cisco e Skye voci di un addio all'Uomo con la voce – i dialoghi – del banale. Presa diretta, rifiuto dell'abbellimento esemplare o simbolico? Chissà, ma il quotidiano spiccio, dimesso e comunque connotato (ecologia, arte, amore, droga) non fa necessariamente un film sull'oggi. Nemmeno se è l'ultimo giorno del pianeta.