Traendo spunto dalla reale vicenda di un ex collega, il francese Olivier Marchal (Un bon flic e Gangsters, per 12 anni poliziotto prima di diventare regista) scrive e dirige 36 - Quai des Orfèvres, dignitoso ritorno a un genere, il polar, che trovò in Jean Pierre Melville uno dei suoi massimi esegeti. La caccia a una banda di rapinatori diventa il pretesto per acuire le frizioni fra Léo Vrinks (Daniel Auteuil), capo della Squadra Anticrimine, e Denis Klein (Gérard Depardieu), responsabile della Squadra Investigativa e di Pronto Intervento. Senza troppo indugiare sul passato dei due, una volta amici ora insanabilmente separati a causa di Camille (Valeria Golino), Marchal costruisce un buon film - teso e serrato - a tratti duro e violento, magnificamente sorretto dall'interpretazione dei protagonisti: crepuscolare e ferito Auteuil, infame e senza scrupoli Depardieu. In quasi due ore di racconto, però, è evidente come la prima parte risulti più accattivante e dinamica della seconda (appesantita, forse, da una prolissità nei risvolti decisivi, antecedenti il finale): la progressiva caratterizzazione dei personaggi - anche i comprimari godono di un tratteggio sintetico ma esplicativo – e lo svelare poco a poco i problemi intestini del 36 (sede storica della Polizia Giudiziaria di Parigi) divengono elementi funzionali alla narrazione, ben strutturata e perfettamente inscritta in una Parigi desolante e opprimente.