C'era una volta… Comincia così, come la più classica delle fiabe, 10 canoe che l'australiano Rolf De Heer firma insieme alla popolazione della città di Ramingining. E della fiaba ha l'andamento leggero, sebbene la vicenda si tinga anche di sangue. Ambientato secoli fa, quando i bianchi non avevano ancora colonizzato il nord del paese, è la storia di Dayindi, giovane appartenente al popolo Yolgnu, innamorato di una delle tre mogli del fratello maggiore Minygululu. Pieno di energie, mal sopporta di dover aspettare il consenso degli anziani per potersi sposare, ma la legge è legge e va rispettata. Perché non dimentichi gli insegnamenti, Minygululu approfitta del lungo rito che accompagna la caccia alle oche, per narrare una leggenda che si perde nella notte dei tempi. Protagonista Yeeralparil, anch'egli desideroso di conquistare la bella cognata. Rapimenti, vendette, punizioni e morte si rincorrono fino a una soluzione tragicomica che sarebbe ingiusto svelare, ma che dimostra come l'uomo debba sempre rispettare le leggi che regolano la convivenza, anche quando terribili. Costruito a partire da alcune foto scattate negli anni '30 dall'antropologo Donald Thomson, il film è una ricostruzione della vita dei popoli delle terre di Arnhem ma per la correttezza storiografica, il rispetto delle tradizioni, l'uso della lingua Ganalbingu, l'utilizzo di attori aborigeni, finisce per essere una sorta di documentario su un Eden che l'arrivo dei bianchi ha corrotto. Un pensiero che De Heer si guarda bene dal gridare, lasciando piuttosto che traspaia dal racconto, dall'armonia dei paesaggi, dalla sorridente e scanzonata ironia dei protagonisti, dalla forza dei guerrieri, dalla bellezza delle canoe che scivolano sulle acque della palude durante la caccia. Oggi circa 800 discendenti degli Yolgnu di 15 diverse etnie vivono a Ramingining, fondata per loro dal governo nei primi anni '70. La città è lontana dalle terre di origine. Difficile credere che non rimpiangano il loro paradiso perduto.