L'ULTIMO PERDONO

ITALIA 1951
Renato Rocchi, condannato a lunga detenzione per aver ucciso l'amante della moglie, esce di carcere dopo diciott'anni. Non sa più nulla della moglie, né della figliola, e i tentativi fatti per rintracciarle non hanno successo. Finiti i pochi denari, Renato è ben presto ridotto alla disperazione. Unitosi ad un vagabondo, tenta una rapina, ma inesperto e titubante com'è, viene sopraffatto dall'aggredito. Questi però non lo denuncia, ma gli dà lavoro. Si tratta d'un esponente della mala vita, proprietario d'un locale notturno, capo d'una organizzazione per la tratta delle bianche. Renato viene ingaggiato come cameriere, ma l'amante del proprietario gli affida l'incarico di reclutare le ragazze. Renato crede si tratti d'allestire un balletto e finisce col concepire una viva simpatia per la prima ballerina, destando la gelosia d'un ballerino negro. Alla fine Renato scopre la verità; ma continua ad adempiere il suo triste incarico. A provocare nell'animo suo una violenta reazione giunge sua moglie, dalla quale apprende che la prima ballerina è la loro figliola. Attraverso una lotta violenta, Renato libera la propria figlia, mentre la moglie riporta, nella mischia, una mortale ferita. Con la figliola e l'ex amante del padrone, Renato potrà costruirsi una nuova esistenza.
SCHEDA FILM

Regia: Renato Polselli

Attori: Olga Gorgoni - Amante Prop. Locale Notturno, Franca Marzi - Moglie Di Renato, Adriano Rimoldi - Renato Rocchi, Dante Maggio - Proprietario Locale Notturno, John Kitzmiller - Ballerino Negro, Harry Feist, Genny Folchi, Cesira Sainati, Paola Borboni, Silvio Bagolini, Renato Malavasi, Andrea Petricca, Gianni Romani, Simona Andreassi

Soggetto: Renato Polselli

Sceneggiatura: Renato Polselli, Giovanni D'Eramo

Fotografia: Giuseppe Aquari

Musiche: Salvatore Allegra

Scenografia: Vittorio Valentini

Genere: DRAMMATICO

Produzione: TRIESTINA FILM

Distribuzione: TRIESTINA - REGIONALE

CRITICA
" film scadente, melodrammatica nei toni e tecnicamente privo di buone qualità. Mediocre nel dialogo e sceneggiato con palese inesperienza, perde nello svolgersi delle sequenze alcuni inizi efficaci. L'interpretazione è sul medesimo piano del film". (F. Gabella, "Intermezzo", n. 11/12 del 30/6/1952).