Paranormal Activity

2/5
Molto fumo e poca sostanza: sulla "suspense d'autore" prevale la monotonia

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USA 2007
Katie e Micah sono convinti che la loro nuova abitazione sia infestata da un'entità malefica, che si manifesta soprattutto di notte. Decidono quindi di installare una telecamera nella loro camera da letto e filmare quanto avviene mentre dormono...
SCHEDA FILM

Regia: Oren Peli

Attori: Katie Featherston - Katie, Micah Sloat - Micah, Amber Armstrong - Vicina di casa, Mark Fredrichs - Sensitivo, Tim Piper, Ashley Palmer, Randy McDowell

Soggetto: Oren Peli

Sceneggiatura: Oren Peli

Montaggio: Oren Peli

Effetti: Crystal Cartwright - trucco

Durata: 86

Colore: C

Genere: HORROR

Specifiche tecniche: DV, SONY FX1

Produzione: OREN PELI E JASON BLUM PER BLUMHOUSE PRODUCTIONS

Distribuzione: FILMAURO (2010)

Data uscita: 2010-02-05

TRAILER
NOTE
- OPERA PRIMA REALIZZATA CON APPENA 15.000 DOLLARI E IN UNA SOLA SETTIMANA DI RIPRESE EFFETTUATE, CON IL SUPPORTO DI UNA TELECAMERA AD ALTA DEFINIZIONE, IN CASA DELLO STESSO PELI E CON UNA TROUPE COMPOSTA DA LUI, SUA MOGLIE, IL SUO MIGLIORE AMICO E UNA TRUCCATRICE. IL FILM È STATO CAMPIONE D'INCASSI IN USA CON OLTRE 64 MILIONI DI DOLLARI IN MENO DI UN MESE DI PROGRAMMAZIONE NELLE SALE.
CRITICA
"Più fenomeno di marketing che cinematografico sbarca infine anche in Italia il film che avrebbe, secondo le leggende hollywoodiane, atterrito Steven Spielberg in persona, intervenuto poi per modificarne il finale. Diretto dal debuttante Oran Peli, 'Paranormal Activity', che è costato solo 15 mila dollari, ma ne ha incassati oltre 108 milioni ai botteghini Usa, ripropone una situazione piuttosto classica negli horror." (Alessandra De Luca, 'Avvenire', 05 febbraio 2010)

"Il mito lo conosciamo: costato 15 mila dollari, il piccolo film horror girato in una settimana nella casa del regista incassa 110 milioni di dollari in Usa, viene incensato dalla critica, fa impazzire Steven Spielberg che propone un finale alternativo, e trasforma un ingegnere elettronico nel cineasta del momento. E la realtà? La realtà è che 'Paranormal Activity' è veramente un'opera leggendaria. Il film che trasforma la definizione negativa di cinema in tre camere e cucina in idea geniale si presenta come documento ritrovato (inventammo noi il sottogenere con 'Cannibal olocaust') dopo una brutta esperienza capitata a una coppia americana trasferitasi in un nuovo appartamento. (...) E' un fantasma? E' un demone? E' la nostra autosuggestione? Micah è un maschio presuntuoso e incosciente o Katie è un'isterica vittimista? Molte di queste domande rimananno vive anche dopo lo spietato finale spielberghiano. Sequel fissato per il 2012. Niente 3D, niente 'Avatar'. Solo la paranormale magia di un cinema che si può ancora fare con niente." (Francesco Alò, ' Il Messaggero', 05 febbraio 2010)

"«Il film che ha terrorizzato l'America» e addirittura Steven Spielberg che ha dovuto interrompere la proiezione. Bene, se non fosse tutto frutto di un'abilissima campagna di marketing, di 'Paranormal Activity' mai più ne parleremmo. Un film girato male, in una sola settimana, a casa del regista, con due attori alle prime armi e con una troupe di tre persone costituita da se stesso, la sua compagna e il suo migliore amico, che semplicemente non sarebbe mai uscito nelle sale. E non si sarebbe trattato di chiusura del mercato, ma di rispetto verso il cinema. Perché non ricordiamo un film in cui per almeno 80 dei suoi 86 minuti, ragionando per eccesso, non accade nulla. (...) Le battute finali, ma proprio finali, sono le uniche che danno un senso all'etimologia della parola cinema. E, non a caso, a suggerirle al regista è stato lo stesso Spielberg che poi ha scommesso sul film distribuendolo. I numeri gli hanno dato ragione (solo negli States ha incassato pi di 100 milioni di dollari) ma sono la vera cosa paranormale del film." (Pedro Armocida, 'Il Giornale', 05 febbraio 2010)

"'Paranormal Activity', una specie di tardo 'Blair Witch Project', ha un budget di appena quindicimila dollari (...). Liberamente tratto da un evento autobiografico, il fenomeno da record che ha tolto il sonno a Steven Spielberg è orecchiabile come un pezzo Goblin-jazz, ma di certo non è la risposta demoniaca a Muccino che ci aspettavamo. Pazienza. Resterà un cult generazionale pagato dal potere paterno della Dreamworks. L'operazione è comunque interessante, perché ci insegna una cosa: Oren Peli ha alle spalle una (difficile) carriera da programmatore di video- giochi e software d'animazione, non aveva mai pensato di fare nulla per il cinema. Con 'Paranormal Activity', il sogno americano nel solco dell'era Bush-Obama resiste. Chiunque può farsi venire un'idea buona e svoltare. A Steven Spielberg, infatti, basta guardare la prima parte del docuthriller psicologico, a notte fonda, per rinviare terrorizzato la visione al mattino seguente, affezionarsi all'opera e decidere di «adottarla», nonostante il divorzio Paramount e Dreamworks nell'autunno 2008. (...) Che la Katie demoniaca in 'Paranormal Activity' sia proprio una metafora della Taylor e della storia d'amore finita male?" (Filippo Brunamonti, ' Il Manifesto', 30 gennaio 2010)

"E poi dice che il cinema non è una favola. In quale altro modo definire l'avventura di Oren Peli, ventinovenne israeliano ex programmatore per computer, che un giorno gira un filmino semi-amatoriale, usando una sola videocamera, una troupe di sole tre persone (lui stesso, la sua ragazza e il suo miglior amico) spendendo solo 15.000 dollari, e vede quel nonnulla trasformarsi nel caso cinematografico dell'anno (...). Certo, la trama non proprio originalissima (una coppia va ad abitare in una casa alla periferia di San Diego e quando, la notte, avverte presenze di natura probabilmente malefica, installa una videocamera per indagarne la reale natura) e la materia intrinsecamente violenta del soggetto non lo rendono un film per tutti. Ma è certo un caso degno di nota." (Giacomo Vallati , 'Avvenire', 30 gennaio 2010)