“Un uomo che è il prodotto di 20 anni di berlusconismo, ma non lo condanniamo, gli vuoi bene. Non abbiamo intenti ideologici, l'unica idea è fare soldi, me l'ha inculcata il produttore”. Così Checco Zalone, all'anagrafe Luca Medici, presenta la sua terza volta sul grande schermo, ancora per la regia di Gennaro Nunziante: Sole  a catinelle, budget 8 milioni di euro, prodotto da Taodue, distribuito da Medusa, in sala dal 31 ottobre con la cifra record di oltre 1250 copie. Protagonista lo stesso Zalone, venditore di aspirapolvere in crisi nera, che deve realizzare la promessa fatta al figlio Nicolò: “Se sarai promosso con tutti dieci papà ti regala una vacanza da sogno”. Quei dieci arrivano, i soldi no, dunque Checco porta Nicolò (Robert Dancs) dai parenti in Molise, nella speranza di unire l'utile – vendere aspirapolvere ai parenti – al, si fa per dire, dilettevole. Fortunatamente, Checco si ritrova a casa di Zoe (Aurore Erguy), una ricca ragazza che lo trasporta in un mondo di party, yacht, golf e cavalli…“Sono diventato papà anche nella vita, e con Gennaro siamo rimasti due anni fermi a pensare”, dice Checco, reduce dai 15 milioni al botteghino di Cado dalle nubi e dai 45 di Che bella giornata: ansia da prestazione? Risponde il produttore Pietro Valsecchi: “Gli esercenti ci credono molto, io e Checco abbiamo fatto una scommessa sugli incassi, ma il cinema non sta vivendo una stagione meravigliosa, l'asticella non può essere messa troppo in alto”. Ma qual è il segreto del successo di Checco? “Se fai cose che piacciono a te forse possono piacere pure ad altri”, dice Nunziante.
E ne difende la poetica: “Non è mai esistito il trash nei nostri film, e il cinismo non è una qualità, bensì una boiata pazzesca, non risolve i problemi: abbiamo sempre fatto commedie, non sit-com buoniste”, dice Nunziante, mentre Zalone mette l'accento sulla crisi: “Muovere dalla crisi e cercare di far ridere è difficile, ma a noi piaceva l'idea di quest'uomo completamente refrattario alla crisi stessa, che predica l'ottimismo sempre e comunque”. Ancora, Nunziante rifugge le accuse di volgarità: “Per noi è volgare tutto quello che è goffo, le solite commedie con lui, lei e l'amante: teniamo le distanze da tutto quel che è logoro, ovvero, volgare”. Viceversa, prosegue il regista, “ci sentiamo figli della commedia all'italiana, che attingeva dalla realtà: quando ti stacchi troppo dalla realtà il film perde le fondamenta”.