“Non credo ci sia una xenofobia che si stia palesando con particolare virulenza: semplicemente oggi emergono dei nodi irrisolti. Gli italiani vivono in una specie di stato di laissez faire in cui ognuno si regola come meglio crede, e questo genera una grande ostilità interpersonale, che non riguarda solo gli stranieri”. È dunque la combinazione letale di novità, egoismo e scarso senso civico a gravare sul problema dell'immigrazione secondo Isotta Toso, regista e cosceneggiatrice di Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio. Il film, adattamento dell'omonimo successo editoriale di qualche anno fa firmato da Amara Lakhous, uscirà nelle sale il prossimo 14 maggio per Bolero con non più di una decina di copie, distribuite soprattutto nella città di Roma. La storia è infatti ambientata nell'amalgama multiculturale del quartiere Esquilino, qui teatro di forti attriti non solo tra italiani e stranieri, ma anche tra romanisti e laziali, romani e milanesi, vecchi e giovani e tante alte conflittualità latenti, a sottolineare come la diversità e le tensioni non nascano solo dal colore della pelle o da un passaporto.
“Il mio personaggio racconta lo scontro di civiltà all'interno di una coppia e di una generazione, quella dei trentenni di oggi, che vivono in una specie di limbo. Non prendono mai una decisione, non fanno mai un passo avanti né uno indietro... in fondo sono abbastanza noiosi”, commenta a proposito l'interprete del film Kasia Smutniak, che tra l'altro specifica di aver vissuto in Italia da straniera ma in una posizione privilegiata. “Ho trovato qui la mia fortuna e non ho mai avuto particolari problemi se non con la burocrazia”, confessa l'attrice polacca, protagonista insieme a Daniele Liotti di un cast corale e multietnico come lo scenario del film, che va da Serra Yilmaz a Milena Vukotic e Francesco Pannofino, passando anche per un piccolo cammeo di Ninetto Davoli. Un cast in cui, sempre come nella storia, convivono posizioni diverse riguardo alla questione della xenofobia e dell'integrazione. Per la turca Serra Yilmaz, non si tratta tanto di un problema di provenienza: “Non vivendo in Italia - spiega l'attrice feticcio di Ozpetek - noto che l'atteggiamento delle persone nei confronti dello straniero non dipende dalla provenienza ma piuttosto dalla sua classe sociale. Se io fossi un'immigrata che lavora ai mercati generali probabilmente per me sarebbe un'altra storia. Ma in generale credo che la paura delle diversità, razziali o meno, che si respira oggi a livello europeo, sia in realtà una reazione al tentativo di creare un'Europa unita, e questo è molto grave”. Mentre non ha dubbi l'attore e doppiatore Francesco Pannofino: “Il razzismo in Italia c'è ed è sotto gli occhi di tutti. Basta vedere cos'è successo a Rosarno. Sarebbe meglio non negarlo ed estirparlo ora che è agli inizi, piuttosto che far crescere la pianta in attesa che marcisca. In questo forse sono razzista io: non sopporto chi parla male di altre persone solo perché vengono da un'altra parte del mondo”.