I footage vanno presi sempre con le pinze. Promossi da produzioni e distribuzioni per promuovere i loro film di punta rischiano di essere fuorvianti. Condividono in fondo la filosofia delle agenzie immobiliari, capaci di trasformare una catapecchia nella casa dei sogni grazie a un paio di foto opportunamente selezionate. Qualcosa di simile è già accaduto in altre occasioni. Gli addetti ai lavori ricorderanno la suggestiva preview di The Bourne Legacy organizzata da Universal più di un anno fa, mentre pare difficile che il pubblico possa serbare memoria del suo passaggio in sala. Non facciamo questa premessa per denunciare la disonestà delle major - promuovere fa parte del loro lavoro - ma per mettervi in guardia sulle opinioni che il sottoscritto sta per provinarvi in merito al footage di World War Z. 40 minuti (6 sequenze) che lo hanno letteralmente elettrizzato.
Parliamo dello zombie-movie diretto da Marc Forster (regista discontinuo, capace di passare da gioiellini come Monster's Ball a cose insulse alla Cacciatore di aquiloni) e atteso nelle nostre sale il prossimo 27 giugno con Universal. Molti di voi avranno già visto il trailer e si saranno fatti un'idea della storia. Non che serva molta fantasia. Il film - la sceneggiatura è di Matthew Michael Carnahan (Leoni per agnelli, State of Play) - nasce nel solco del cinema epidemiologico barra horror del più recente passato. Insomma, più che ai morti viventi di Romero, lenti e poco temibili, World War Z guarda ai vari 28 giorni dopo, Io sono leggenda e La Horde, vomitanti mostruosi esseri umani colpiti da una rara forma di rabbia, che si aggirano famelici e ferocissimi in città messe in quarantena o quasi del tutto spopolate. Ciò che a un primo sguardo sembra distinguere questo dai film suddetti è una più smaccata dimensione globale - ci si sposta su vari scenari: dall'America alla Corea a Israele - e una messa in scena fortemente ansiogena, segnata da continui spasmi diegetici, quadri saturi e frenesie di montaggio.
A giudicare dal lungo antipasto, World War Z è l'immagine di un mondo governato dal Caos, mosso e in perenne movimento, una figura d'apocalisse magmatica e immanente. L'effetto risulterà ancora più forte con il 3D: tramortimento psichico e shock sensoriale.
Brad Pitt è un agente della Nazioni Unite esperto in pandemie, marito e padre modello. E se la prima cellula sociale organizzata è la famiglia, il film fa presto a disaggregarla: moglie e figli in salvo su una piattaforma galleggiante in mare aperto, e il povero Brad altrove, scortato dall'esercito nelle zone calde del mondo per venire a capo dello sconcertante enigma virale.
Le sequenze sono tutte in ordine cronologico, fatta eccezione per la prima: il protagonista steso su quello che ha tutta l'aria di essere un lettino d'ospedale, scorticato e appena restituito al mondo. Scopriremo che è una scena successiva all'ultima che ci verrà mostrata. In ogni caso, Brad è immobilizzato su un lettino mentre in piedi davanti a lui ci sono due uomini. Gli fanno domande, chiedono spiegazioni, Brad sembra non conoscerli. Noi invece ne abbiamo individuato uno: è Pierfrancesco Favino, la cui presenza nel film è la prima vera sorpresa di questo footage. In ogni caso veniamo a sapere che il protagonista è appena scampato a un incidente aereo.
La seconda sequenza è decisamente più interessante e molti di voi la conosceranno già perché è quella ripresa dal trailer: Brad è in macchina con moglie (Mireille Enos) e prole mentre sta per lasciare una città (è Philadelphia, ma ricostruita a Glasgow) più intasata di Roma nell'ora di punta. La situazione però è apparentemennte tranquilla e il quadretto familiare fastidiosamente stereotipato. Poi di colpo il caos: elicotteri che sorvegliano dall'alto dei cieli, poliziotti scaraventati via da camion pirata e una marea di gente che corre all'impazzata in ogni dove, alcuni in fuga da altri che inseguono. Brad fatica a rendersi conto di quanto sta avvenendo e così noi, ma la cosa stranamente ci piace. Poi i nostri occhi intercettano i suoi che intercettano una piccola tragedia che si sta consumando non lontano da lui: una donna in preda ai demoni si accanisce, morsi e graffi, contro un povero malcapitato strappandogli lembi di pelle e altre gioie. Il malcapitato prima giace inerte sull'asfalto, poi sembra rianimarsi come colto da una violenta manifestazione epilettica: è stato contagiato.
La terza sequenza sembra seguire la precedente dopo tante peripezie di mezzo, perché la famiglia (lui ora è armato di un fucile da sub), avendo capito che è meglio darsela a gambe, sta cercando di raggiungere il tetto di un edificio per prendere l'elicottero militare che li metterà in salvo. Non sarà così facile, perché c'è una serpentina di corridoi da attraversare e di scale da ascendere - inciso: World War Z va continuamente su e giu, sale e precipita nel vuoto, come uno yo-yo - dove si nasconde gente brutta che vuol farti la pelle. Ovviamente i nostri eroi vi riusciranno ma, come sempre, l'adrenalina riguarda il come.
Terza sequenza: l'arrivo sulla piattaforma e la separazione dalla famiglia. Brad Pitt d'altra parte non ha scelta: o aiuta l'esercito a scoprire origine e modalità del contagio (dunque un possibile rimedio) o l'esercito rimanderà lui e la famiglia a casa, là dove non c'è salvezza. Intanto lo Stato Maggiore lo informa che pure il Presidente è morto (e ti pareva...), che la "rabbia" sta decimando a ritmi pazzeschi l'intero genere umano e che presto la terra sarà un contenitore disperato di zombie famelici. Certo mancano ancora le stime sulla Cina (quella non dà mai informazioni), ma intanto il Vaticano è stato chiuso e trasferito a Dublino (brividi...) mentre l'unico paese che resiste al momento è Israele, grazie al gigantesco muro della salvezza da poco edificato, che ha trasformato Gerusalemme in una specie di brulicante recinto. Proprio a Gerusalemme è ambientata una delle sequenze più accattivanti per concezione visivo-sonora, ma prima bisogna passare dalla Corea dove il primo focolaio è esploso. Peccato che Pitt & co. non cavino un ragno dal buco e rischino anzi più volte di rimetterci le penne. Anche a Gerusalemme le cose si mettono male perché non c'è muro che possa contenere quest'orda terrificante (ci siamo almeno risparmiati la morale isolazionista), la cui denominazione di origine controllata è Zeke (zombie pareva banale, in ogni caso fanno davvero paura), attratta dai suoni e incapace di morire, abile invece a insinuarsi ovunque, persino in un aereo già al decollo. E con la sequenza sull'aereo - la più emozionante e meglio costruita tra quelle che vediamo - si chiude il footage.
Ripetiamo: è uno spezzone del film, un concentrato di scene prelevate ad hoc da un intero che è ancora tutto da vedere, probabilmente le più spettacolari che avevano (per quanto il materiale sia ancora grezzo, vedi il suono e alcuni effetti digitali da sistemare). Ma se anche fosse, avremmo comunque un prodotto che riserva 40 minuti di straordinaria intensità. Buttali via...