Sarà perché fuori competizione, ma Match Point di Woody Allen non sembra aver incontrato l'interesse e il favore della critica al Festival di Cannes. Anche la tanto lodata interprete, Scarlett Johansson, ha subito il veleno di alcune penne. Libération dedica all'ultima fatica del regista newyorkese pochissime righe e scrive: "Poiché ha rivelato di fare film per fini terapeutici personali non scriveremo che il suo trentaseiesimo film non vale granché. Se la terapia non funziona, Woody potrà sempre riciclare le sue sceneggiature in un romanzo per la Collezione Harmony... Persino Scarlett Johansson è deludente". Accoglienza più morbida per i due film presentati in concorso. Di Bashing del giapponese Masahiro Kobayashi Le Parisien rileva l'esibizione di: "un Giappone industriale senz'anima, d'una totale bruttezza, universo sporco e disumanizzato. Se dovesse vincere la Palma d'Oro il Giappone vorrebbe dimenticarlo al più presto". La radicalità di Bashing è avvertita anche dai critici de Le Figaro: "E' un film sociologico per non dire addirittura etnologico. Con il suo realismo crudo e freddo e il suo stile epurato e i personaggi scarnificati. Kobayashi passa al microscopio una società meschina e senz'anima". Sempre Le Figaro prende posizione sull'altro film in competizione, Kilometre Zero del curdo Hiner Saleem: "Non manca il gusto della derisione, ma il film rimane grave, sostenuto da una rabbia sorda alla quale non si può che essere partecipi". Si concentra sulle implicazioni politiche della pellicola di Saleem il quotidiano L'Humanité: "Nel voler giustificare l'offensiva americana dell'aprile 2003, il regista dalla feconda immaginazione semina ma non lavora sulle possibili ‘fioriture'. Il talento dell'artista sembra cedere il passo all'alza-bandiera". Uno spazio importante è poi dedicato a Hawl, il film del coreano Kim Ki-duk presentato nella sezione Un Certain Regard. Sull'ultima opera dell'autore di Ferro 3 divergono le opinioni. Per Le Figaro si tratta di una "strana e superba storia d'amore, infinita come il mare sul quale si svolge". Libération, invece, attacca duramente: "E' vano quanto L'Isola e Primavera, Estate, Autunno, Inverno.... La formula che mette in rapporto l'ossessione morbosa, un tema acceso (la pedofilia) e una scenografia remota (una barca arrugginita) continua a fare del coreano un regista di pubblicità che ha sbagliato format". Sulla Croisette più che altrove de gustibus...