“Una piccola sala da ballo nell'Irlanda rurale, eppure, a Chiesa si era arrabbiata, i ricchi e potenti si erano arrabbiati: alla fine un uomo venne espulso come se fosse un immigrato. Ho trovato questa storia molto bizzarra”.
Parola di Ken Loach, che dal 18 dicembre con Bim porta in sala il suo ultimo film Jimmy's Hall, un dramma in costume ambientato nell'Irlanda del 1932 (con flashback di 10 anni prima all'epoca della Guerra Civile), che ruota intorno a Jimmy Gralton (Barry Ward) di ritorno al natio villaggio di County Leitrim per badare all'anziana madre dopo una decade passata in America. La sala da ballo – la Hall del titolo – che fu un'autentica risorsa per la comunità ora è chiusa, ma Jimmy vorrebbe riaprirla…
E' una storia vera, in cui entrano fascisti, preti e la caccia alle streghe comuniste, e per il 77enne Loach regge il paragone tra “la crisi del '29 e quella di oggi, perché analoghe sono disoccupazione di massa, attacchi ai diritti dei lavoratori, i populisti che si fanno sentire”. Se Jimmy Gralton era un leader,”oggi non abbiamo bisogno di leader, quanto piuttosto di leadership”, puntualizza Ken il Rosso, e spiega: “Anche nelle periferie di Roma ci sono persone che si alzano e difendono i senzatetto, i disoccupati, i disabili: l'importante è mettere insieme le persone per creare una forza politica”.
Tornando a Jimmy's Hall, presentato in anteprima all'ultimo festival di Cannes, il regista inglese si sofferma sulle due figure di preti, l'anziano e il giovane: “Il primo ha una prospettiva storica, capisce che deve stoppare Jimmy perché il suo successo lederebbe l'autorità ecclesiastica, ma insieme ne rispetta l'impegno. Il secondo ha lavorato in città ha contezza della povertà urbana, e non vorrebbe che la balera venisse messa a ferro e fuoco, ma anche lui è favorevole alla chiusura”. Jimmy's Hall, che arrivò sulla Croisette come “l'ultimo film di Ken Loach”, viceversa non chiuderà molto probabilmente la filmografia del regista, ma “solo pensare ai miei 50 anni di carriera mi fa sentire stanco”. Eppure, “è facile fare film su persone che ti piacciono, ti fanno sorridere: la classe operaia ha le battute più divertenti, e mi attrae da sempre, conflitti compresi. Raccontare le loro storie è quel che dà più frutti al cinema”.  
Se “per chi inizia oggi a lavorare nel cinema è più difficile ritagliarsi un proprio spazio”, venendo al soggetto umano dei suoi film Loach spiega come “le persone piene di rabbia e passione, appunto, ci sono sempre, ma non vengono rappresentate: la libertà di mercato è mostrata quale ordine naturale, quando in realtà per chi la sperimenta quotidianamente è una prigione”.
Infine, tra i possibili eredi globali di Jimmy Gralton Ken Loach cita “Julian Assange e Edward Snowden: il parallelo non è esatto, ma se Jimmy voleva semplicemente spiegare la realtà, questi due hanno portato alla luce cose precise sui segreti sporchi delle potenze occidentali, dagli abusi in Iraq alla sorveglianza sui cittadini. E tutti e tre sono stati perseguitati, anche se per Julian ed Edward il futuro è anche peggiore”.