"Bush non è l'America. Dopo l'11 settembre le sue bugie non hanno fatto che alimentare il terrorismo in tutto il pianeta. E' la sconfitta della politica". A lanciare l'accusa è il regista tedesco Wim Wenders, che ha ricevuto questa mattina alla Mostra del Cinema di Venezia il Premio Robert Bresson della Rivista del Cinematografo. Durante la cerimonia di consegna del riconoscimento, Wenders - in concorso con La terra dell'abbondanza - ha spiegato: "Non è un film polemico, ma un film sulla paura e sullo stato d'animo che dominano in America dall'attacco alle Torri Gemelle". "Amo troppo questo paese per condannarlo - dice - ma sono molto deluso dalla sua reazione all'11 settembre. La guerra non è mai stata una giusta risposta alla guerra. Sono convinto che esistano altri mezzi. Purtroppo la non violenza oggi non va più di moda". Secondo il regista tedesco, lo scontro di civiltà che stiamo vivendo sarebbe quindi da imputare anche all'amministrazione Bush: "Con la sua aggressione sistematica - spiega Wenders - non ha fatto che radicalizzare lo scontro. Molti oggi identificano negli Stati Uniti un avversario. Finché sopravviverà questa percezione le cose non cambieranno". Al centro del film La terra dell'abbondanza, una fotografia dell'America del dopo-11 settembre. "Quando ho cominciato a lavorare a questo progetto - racconta il regista - pensavo che sarebbe diventato un documentario. Poi ho invece deciso di farne un film per svilupparne meglio i contenuti". A spingerlo ad affrontare un tema così politico, spiega, è stata la volontà di fare un bilancio a tre anni dalla tragedia delle Twin Towers: "Ancora oggi restano ferite molto profonde. Negli Stati Uniti dominano la paura e la paranoia, ma le cronache internazionali ci dimostrano che si tratta ormai di un problema globale". Il dramma dei terroristi ceceni, dice, testimonia infatti "la crisi della nostra civiltà": "C'è sempre meno spazio per la spiritualita' e per i valori umani. Anche al cinema vincono i soldi e la tendenza a non pensare". Una speranza, Wenders la ripone però nei registi emergenti: "Michael Moore non è un caso, il cinema sta tornando a riflettere sulla realtà. E' lo strumento con cui le nuove generazioni rappresentano i tormenti e le contraddizioni del mondo contemporaneo". "Nei film di Wenders si riflettono le ansie e le problematiche del presente, per questo motivo il premio Robert Bresson quest'anno è andato a lui" ha detto John P. Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, dalle cui mani il regista tedesco ha ritirato il riconoscimento. "Al centro dei suoi film - continua il ministro vaticano - c'è sempre l'uomo, con tutta la sua umanità, le sue esperienze, i suoi ricordi, la vita vissuta, la difficoltà di comunicazione, il bisogno di amore. Wenders riesce a  scavare nell'anima e nella storia delle persone - prosegue -, facendo emergere il bisogno di amore a tutte le creature, in un mondo che sembra averne dimenticato il significato. Wenders ha inoltre saputo farci riflettere sui danni provocati dall'uso della violenza". La terra dell'abbondanza, che nelle prossime due settimane uscirà in Germania e in Francia (in Italia arriverà in sala il 10 settembre con la Mikado), non ha ancora un distributore americano: "Il film dopo Venezia sarà presentato anche al festival di Toronto - dice Wenders - spero che riesca ad attirare l'attenzione dei distributori Usa". Il regista ha poi annunciato che presto dirigerà un film ambientato nella Germania dell'Est.