In sala l'imbarazzo della scelta. Monumentale, d'autore, animato, attuale, virtuale: tutto fa cinema. Anche il Risorgimento italiano, raccontato, celebrato, rivangato nel grande affresco storico di Mario Martone, Noi credevamo, liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Anna Banti e interpretato da un cast alla star: Toni Servillo è Giuseppe Mazzini, Luca Zingaretti è Francesco Crispi, Luigi Lo Cascio un giovane meridionale folgorato prima dalla Giovine Italia e poi da Garibaldi. E il Paese una promessa che forse non verrà mai mantenuta.
Sentore più che mai diffuso tra i nostri registi: lo sfascio si è propagato dalla politica alla società, dalla famiglia all'istruzione, come racconta Valerio Jalongo ne La scuola è finita, in cui genitori assenti, professori irresponsabili, ragazzi frustrati e istituzioni senza cuore né cervello compongono un quadro di profonda mestizia dello stato delle cose in Italia. Voce fuori dal coro - e non da adesso - Carlo Vanzina, che in Ti presento un amico dipinge un Paese (che non c'è?) dove fioccano opportunità di lavoro e avventure con belle donne: protagonisti Raoul Bova, Barbora Bobulova e Martina Stella.
Stanno tutti bene, almeno a parole, anche nel remake americano del film di Tornatore: Robert De Niro è quello che fu Marcello Mastroianni, ovvero un padre solo e invecchiato che decide di mettersi in viaggio per far visita ai quattro figli (interpretati da Austin Lysy, Drew Barrymore, Kate Beckinsale e Sam Rockwell) che non vede da tempo. Regia di Kirk Jones. Dall'America che guarda all'Italia, all'Italia che dovrebbe guardare l'America e non perdere The Social Network di David Fincher, appassionante apologo sulla generazione dei nuovi pionieri, quelli che ad Harvard ci vanno non per trovare un lavoro ma "per inventarselo". Una sceneggiatura - di Aaron Sorkin - che è un meccanismo ad orologeria, impreziosita da una grande prova d'attori (Jesse Eisenberg è l'impalpabile genio del web Mark Zuckerberg, Justin Timberlake il diabolico inventore di Napster), e capace di svelare, dietro il racconto (im)pietoso della genesi di Facebook, il cuore fetido e pulsante del capitalismo stelle e strisce. Un'industria capace sempre di rinnovarsi, come di riproporre se stessa camuffata di nuovo: è il caso dell'action Unstoppable di Tony Scott, con Denzel Washington costretto a saltare su un treno-arma, carico di sostanze nocive e in corsa verso la catastrofe.
Chiudiamo con Porco Rosso, piccolo capolavoro dell'animazione giapponese che la Lucky Red ritira fuori 18 anni dopo la sua realizzazione. Il maiale del titolo è un aviatore impegnato in azioni di contrasto contro i pirati del cielo, che puntano le navi in rotta sull'Adriatico per ripulirle di tutto. Sullo sfondo l'Europa dei totalitarismi. La firma è ovviamente quella di Hayao Miyazaki.